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Papà chioccia
Anche la nostra terra - questa piccola Mesopotamia
stretta dentro il liquido abbraccio fra Adige e Po - sembra proprio che segua
il trend nazionale della nuova figura del "papà chioccia",
ovvero di un padre protettivo e permissivo, in contrasto con i rigidi stereotipi
del passato.
Mammismo addio? No, anche la mamma continua ad essere chioccia, non sapremmo
dire se a vantaggio o a svantaggio dei figli allevati in doppia tenerezza. Insomma,
alla mamma mediterranea, temuta fonte di vizi per i figli troppo coccolati,
si aggiunge un padre che non mira all'autonomia delle sue creature, offrendo
loro un sostegno troppo pressante. Il dato risulta da un'indagine Irp-Cnr, condotta
sui giovani troppo legati al "nido" familiare, incapaci di spiccare
quel salutare volo che li farebbe librare nei cieli non solo dell'indipendenza
economica, ma anche e ancor più negli spazi dell'autonomia psicologica,
quella che fa sì che ogni essere umano divenga compos sui, anche attraverso
errori e cadute che formano e fanno crescere intimamente.
Sebbene entrambi i genitori non siano favorevoli all'allontanamento da casa
dei figli - secondo la statistica - sembra che siano soprattutto i padri a manifestare
questo pensiero. Atteggiamento - questo - che esprime una nuova figura paterna,
lontana da schemi che chiedevano ai figli continue responsabilità senza
permissivismo. I papà non sono dunque più autoritari, ma soprattutto
- questi padri mammisti, in sintonia con le madri - sono felici di tenersi in
casa la prole e fanno di tutto per allontanare il momento della paventata separazione.
Stando sempre alla statistica, per un padre su tre, se i figli andassero a vivere
altrove, vorrebbe dire un impoverimento affettivo, la perdita di una fetta di
cuore.
L' "esodo" dalla famiglia - per i genitori alle soglie del nuovo millennio
- dovrebbe dunque avvenire solo e soltanto con il matrimonio.
In attesa del sì all'altare o in municipio, o della convivenza - via
scelta da molti dei giovani d'oggi - i figli riottosi a lasciare il caldo conforto
della casa paterna, vedono nel frattempo soddisfatti tutti i loro desideri e
godono di un'esenzione assoluta dalle responsabilità. I genitori rinunciano
a molte cose purché i pargoli abbiano scooter, auto, telefonini, studi
superiori, abiti firmati...
Ragazzi trentenni se ne stanno ancora in casa. Magari hanno già un lavoro,
indipendenza economica, ma mamma e papà non li mollano.
Chiocce e pulcini vanno d'amore e d'accordo e si compiacciono di questa convivenza
ideale scelta dal 52 per cento dei figli tra i 20 e i 34 anni, ovvero il 23
per cento della popolazione. Un primato in Europa (dove la media è del
20 per cento) che è in crescita e che è aumentato del 10 per cento
negli ultimi anni.
La casa della famiglia d'origine è vista come un paradiso: tre ragazzi
su quattro hanno la propria stanza, il 71 per cento è libero di ospitare
amici; il 56 organizza cene senza restrizioni; il 22 (anche se lavora) riceve
la paghetta; il 15 non partecipa ai lavori di casa; il 41 (pur avendo un posto
fisso) non contribuisce alle spese; il 57 può ricevere in camera il partner
(al Sud la percentuale per le ragazze sfiora il 30 per cento).
Sembrerebbe una pacchia di cui sono ben consapevoli i figli che danno ai genitori
un voto dall'8 in su. Un figlio su 20 non se ne andrebbe per alcun motivo, mentre
solo uno su cento vorrebbe andarsene a qualunque costo.
Certamente le statistiche non sono il vangelo e non coprono la totalità
delle situazioni. Siamo ben consapevoli del fatto che ci sono ancora, per fortuna,
famiglie equilibrate che aiutano i figli a maturare e ad uscire gradatamente
dal nido, e che, purtroppo, ci sono anche famiglie talmente indigenti che non
possono permettersi di viziare la prole, essendo attanagliate dall'assillo della
sopravvivenza, ma noi abbiamo tenuto conto del trend generale, del nuovo fenomeno
di costume, che ci fa essere molto diversi dai popoli di matrice anglosassone,
propensi a dare precocemente autonomia ai figli, a renderli capaci di camminare
da soli, inciampando il meno possibile nei duri ostacoli delle strade della
vita.
GRAZIA GIORDANI