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Siamo ancora un paese di "mammoni"?
Uno dei tanti stereotipi attraverso i quali gli
stranieri ci giudicano e guardano, non inferiore per critiche a quello del "gallismo",
dell'imprecisione, di un certo istinto "magliaro", sembra essere quello
del "mammismo" che - a detta delle critiche - si instaurerebbe con
radici particolarmente profonde tra madri e figli unici, soprattutto di sesso
maschile.
I sociologi e quanti studiano i fenomeni di costume - non ultimi gli esperti
di diritto di famiglia - sembra abbiano fatto in questo campo una strepitosa
scoperta che va rivoluzionando il ruolo della madre-matriarca e troppo chioccia
con il "pargolo" maschio, sottolineando che i canoni si sono rovesciati
e che dal mammismo si va scivolando nel "pappismo" (che i toscani
definirebbero "babbismo"). Insomma stiamo incamminandoci dentro le
strade di un mondo in cui i padri, finalmente coinvolti in prima persona nella
cura dei figli, stanno rischiando di cadere nell'eccesso e quindi nel ridicolo.
Se questo è il trend nazionale, non vediamo perché il Polesine
debba fare eccezione. Anche da noi lo spostamento di eccessivo interesse ed
asfissiante cura nei confronti dei figli dalla madre al padre, quasi fosse un
nuovo ping-pong, certamente si starà facendo sentire, con tutti i rischi
dell'ossessiva iperprotezione. Avremo quindi purtroppo anche noi dei padri seconde
mamme, quasi madri-bis che vengono meno, in tal modo, al loro ruolo di cesura
della fusione del bambino con la madre, essendo tramite del passaggio per i
figli nel mondo adulto, sollecitandone l'indipendenza emotiva e psicologica.
Il cocco di mamma - o peggio ancora del nuovo modello di "mammo" -
avrà grande difficoltà a sganciarsi da appiccicose prigionie qualora
si trovi ad essere schiavo di una doppia sicurezza e quindi di un legame simbiotico-
affettivo raddoppiato.
Silvia Vegetti Finzi spinge oltre l'esame e l'indagine che finora era stata
fin qui condotta da Cesare Rimini - esperto di diritto di famiglia - e da Maurizio
Quilici - fondatore dell'Istituto per lo studio sulla paternità -, e
si cura della vera novità che è quella del mammismo italiano nei
rapporti femminili.
Il mammone che idealizza la madre - sostiene in proposito la docente di psicologia
dinamica all'Università di Pavia - la prende a paradigma di tutte le
altre figure femminili, e pur essendo una figura ancora diffusa che pretende
continue cure materiali, appartiene alla tradizione, al passato. Il mammismo
femminile invece è un fenomeno dei nostri giorni. Fino agli anni Settanta
il processo di definizione dell'identità di una donna passava attraverso
il rifiuto del modello materno. La giovane voleva uscire di casa, staccarsi
dal modello della casalinga sottomessa, realizzare se stessa con un'indipendenza
anche economica, differenziandosi da una generazione di casalinghe a tempo pieno.
Il passaggio oggi è più delicato e denso di conflittualità,
perché le figlie dei giorni nostri si confrontano con una generazione
di donne spesso complete, che hanno già occupato tutti gli spazi di realizzazione.
Se questo fatto avvicina maggiormente il rapporto madre-figlia, cancellando
in buona parte il salto di generazione, d'altro canto crea un clima di rivalità
più accesa e "guerriera".
Ma è giusto parlare dunque di mammismo al femminile ?
Se con questa espressione si intende essere eterne bambine viziate e coccolate,
certamente l'espressione non calza. Ma se si considera il mammismo nell'accezione
psicoanalitica freudiana, come un viscerale, furioso attaccamento alla madre,
inteso come un misto di ammirazione e rivalità, quasi un amore che a
volte confina con l'odio, una voglia di emularla nella carriera e nel modo di
essere, un desiderio di transfert con la sua personalità, allora il mammismo
è diventato certamente un fenomeno oggi più tipico della donna
occidentale che non dell'uomo.
La donna d'oggi ha quindi privato il maschio di molte prerogative, gli ha tolto
sempre più lo scettro, il bastone del comando, lo ha spiazzato, impaurito,
superato, al punto di privarlo persino del suo ormai storico mammmismo, diventando
più mammista di lui.
Di questo passo dove andremo a finire ?
Ci ritroveremo fra donne con gli "attributi"in mezzo a uomini svirilizzati
?
Non sarebbe meglio ritrovare i giusti equilibri, nel pieno rispetto dei propri
ruoli e soprattutto senza pedissequa imitazione di un'America che piattamente
andiamo cercando di eguagliare ?
GRAZIA GIORDANI