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Presentazione di Mare Notte di Donatello Bellomo in "Accademia dei Concordi"

Presentazione di Mare Notte di Donatello Bellomo
In
“Accademia dei Concordi” a Rovigo

Esistono due scuole di pensiero riguardo gli scrittori e la loro scrittura. La prima sostiene che dovremmo leggere loro opere, completamente staccati dal loro vissuto, la seconda sostiene la tesi opposta e – parafrasando Feuerbach - assertore che l’uomo è ciò che mangia, sosteniamo che l’uomo è soprattutto quello che scrive, se ha propensioni artistiche. Quindi, un’opera letteraria non va esaminata avulsa dal vissuto di chi l’ha scritta. Se Tolstoj non fosse stato geloso di un violinista capitato a casa sua non avrebbe scritto La sonata a Kretuzer e così se Bellomo non avesse concepito una passione travolgente per il mare, non sarebbe nata la quadrilogia marina che inizia con L’ultima notte sul Normandie (Sperling), prosegue con L’uomo del cargo, La donna della tempesta, per chiudersi con Mare Notte (Mursia) di cui ci accingiamo ad esporre un’analisi estetica.
Chiudersi è una parola grossa e definitiva che non condividiamo, poiché ci sembra impossibile che dopo aver tanto amato personaggi ricorrenti come il capitano Cédric Destouches e il suo alter ego del giornalista skipper Donatien, e una figura femminile come Pauline, quintessenza dell’eterno femminino, l’autore voglia ora abbandonare questi suoi amati personaggi. Personaggi con cui gioca abilmente, creando un doublagetra Destouches e se stesso.
Nulla avviene per caso, anche i nomi sono scelti con estrema cura.
Tornando al vissuto dell’autore che ha esordito in poesia in anni giovanissimi, guadagnando il Premio Ungaretti, in uno dei suoi lontani viaggi americani ha conosciuto e intervistato il grande Bukowski che gli ha consigliato di leggere Hemingway e Céline. Non sappiamo se abbia ubbidito in toto a questo consiglio, ma Céline lo ha certamente letto e profondamente amato, tanto da dare il nome vero dell’autore francese al suo capitano del romanzo che qui ritroviamo in Mare Notte, ricoverato all’ospedale.
Versatile, dotato di una notevole intelligenza, Bellomo impara in fretta tutto quello che gl’interessa, divenendo velista e skipper, possessore di una bella barca, in breve tempo. Ecco perché in questa quadrilogia marinara, il mare è protagonista, ora piatto come l’olio, ora rapido e fosco. Nel nuovo romanzo sarebbe meglio dire che è co-protagonista, affiancato da un’affascinante polena, misteriosa ed elusiva che chiude in petto la soluzione dell’arcano.
Dunque, abbiamo i due lupi di mare: il giornalista skipper – che è poi l’autore in carne ed ossa – il capitano Déstouches che è il suo altre ego, l’affascinante Pauline che ritorna dal passato nella vita del capitano e la pianista italiana Claudia Ricci, un amore finito male, conosciuto all’epoca del naufragio del transatlantico Andrea Doria che lascia un rovello, un rodimento, nel cuore del capitano.
A complicare la vicenda di rancorosi sentimenti c’è il riemergere di una polena dai flutti dell’atlantico. Il mistero s’infittisce e Destousches affida al suo amico skipper il compito di risolvere l’enigma. Incontreremo, bugie, tradimenti, amori perduti e ritrovati, non diremo di più di una misteriosa altra figura femminile, altrimenti sveleremmo troppo.
Irrequieto, pronto a cambiare mestiere con l’atteggiamento tipico degli artisti che non si acquattano dentro una tana sicura, pur avendo avuto da sempre propensione per lo scrivere, Bellomo consegue, in anni giovanili, una laurea in giurisprudenza che non deve essergli servita troppo, lavora in una banca, ma l’attività di burocrate non gli è confacente, è un abito che gli va stretto, si occupa di organizzare concerti jazz – lui stesso sassofonista – approda al mondo del giornale, che sembra essergli più confacente, continuando sempre a scrivere romanzi di successo come Prigionieri dell’oceano e La settima onda.
Ora è nel giornale, responsabile delle pagine culturali e dello spettacolo dell’Arena. Anche in Mare Notte ci sono certamente accenti del suo vissuto, perché la letteratura è specchio della vita, come sostiene Michael Cunningham. In questo ultimo della quadrilogia, notiamo una maturazione. I personaggi sono più torniti, più corposi. Se Pauline resta quella fata eterea, senza età e senza rancori, Destouches sa essere malandrino quanto basta per affascinarci, ma dotato di un cinismo nuovo, pervaso di una tenerezza che ci tocca nel profondo. Claudia Ricci non è un mostro di probità, ma nessuno di noi è perfetto.
La polena è perfetta e resta per me la donna più ch’armante del romanzo.
Anche la sua musica Bellomo ha portato dentro la sua scrittura.
Al lettore più attento non sfuggirà che il ritmo è quello jazzistico.
In effetti, il lessico bellomiano ha una allure che potrebbe apparire a volte un po’ isterica, quasi urtante, per le durezze improvvise che si alternano a momenti di pura poesia.
Aveva esordito come poeta, questo autore e quindi, parafrasando la Chiesa che dice olim sacerdos, sempre sacerdos, a noi vien fatto di dire olim poeta, sempre poeta, perché quando gli umori notturni del mare e i soprassalti del cuore sono descritti con tanto slancio, sussurrano al nostro orecchio un li ngiuaggio di poesia.
Grazia Giordani

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 27 Febbraio 2009

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