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Il successo italiano a Parigi negli anni dell'Impressionismo

BELLO & VENDUTO
ARTE. Da sabato Palazzo Roverella di Rovigo riunisce quadri dell’Ottocento che il più grande manager dell’epoca seppe piazzare in tutto il mondo
I pittori italiani della Maison Goupil, che inventò il marketing del gusto Di nuovo insieme come alla galleria parigina che li impose sul mercato
Alceste Campriani, Caccia agli uccellini, una delle tele già alla Maison Goupil ora riunite a Rovigo: questa proviene da una collezione privata

Le esposizioni d’arte rodigine spesso hanno privilegiato con successo il tema dell’atmosfera borghese, a partire da Mario Cavaglieri in poi. Quest’anno, vista la grande coincidenza di mostre importanti nelle principali città venete, per stimolare la curiosità degli appassionati, inducendoli a un viaggio in Polesine, serviva un tema forte, alieno dal déjà vu e ricco di inediti, di opere speciali, particolarmente preziose, e addirittura di sorprese. Quindi, quella che si aprirà sabato a Palazzo Roverella «Il successo italiano a Parigi negli anni dell’Impressionismo: la Maison Goupil» promossa, com’è ormai tradizione, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con l’Accademia dei Concordi e il Comune di Rovigo, aperta fino al 23 giugno, è una mostra come non si era mai vista. Nel senso letterale, poiché propone una serie di opere che nessuno, se non i diretti proprietari, ha mai avuto modo di ammirare in assoluto, oppure da moltissimi decenni. Tornano insieme così opere degli artisti italiani della seconda metà dell’Ottocento che lavorarono per la famosa Galleria Goupil parigina che annoverava fra le sue fila pittori di diversa provenienza e formazione, francesi, italiani, spagnoli, ungheresi, una vera scuderia di artisti che, uniti da un comune progetto e sentimento, dipinsero scene di vita quotidiana, ambientate in eleganti interni, del genere che avrebbe affascinato un regista come Luchino Visconti. Adolphe Goupil, il patron della galleria (vedi l’articolo a destra nella pagina) fu il primo mercante d’arte moderno: impose i «suoi» artisti con le regole del marketing a cui oggi siamo abituati. L’opera d’arte fatta per essere venduta. A Rovigo respireremo anche la volatile grazia di ombrosi giardini, rendendoci sempre più conto di come si sia formato e affermato il nuovo gusto borghese. Grazie allo studio degli inventari e dei documenti conservati, appunto, nel Museo Goupil di Bordeaux e il Getty Research Institute di Los Angeles, potremo meglio comprendere l’esatto valore e il significato delle opere esposte. Spiega Paolo Serafini, curatore dell’esposizione: «La presenza degli artisti italiani che si recarono a Parigi e iniziarono a lavorare per la galleria risale agli inizi degli anni Settanta dell’Ottocento, quando il successo nella compravendita di opere d’arte fece ampliare gli spazi espositivi, permettendo agli artisti di avere spazi prestigiosi dove poter esporre le proprie opere. In questi anni lavoravano per la galleria sia impressionisti che pittori di genere, a testimonianza di come ogni periodo storico vede sempre contemporaneamente in campo istanze anche completamente differenti». Il percorso espositivo si apre con Giuseppe De Nittis, a Parigi per la prima volta nel 1867, apripista per altri artisti connazionali. Ritroveremo esposto Giovanni Boldini: Grande route à Combs la Ville è uno fra i suoi dipinti esposti. Vi saranno opere qui per la prima volta organicamente riunite, a partire da Francesco Paolo Michetti, per giungere a Raffaello Sorbi e Antonio Mancini, assieme a quelle di molti artisti napoletani e meridionali che incontrarono il successo nella capitale francese. Merito anche di Goupil, tutti quadri venduti a collezionisti di mezzo mondo: questa è l’unica occasione per rivederli assieme e sentirsi come i visitatori privilegiati che poterono vederli nella galleria parigina.
Grazia Giordani
Pubblicato nei consueti quotidiani giovedì 21 febbraio 2013

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 26 Febbraio 2013

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