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Denise che restituì al mondo Irène Némirovsky

Aprile è stato ‹‹il mese più crudele›› - come ha scritto T.S.Eliot nel celebre The Waste Land - anche per Denise Epstein. Ottantaquattrenne, pochi giorni fa, è morta la figlia di Irène Némirovsky e di Michel Epstein, e a lei dobbiamo la riscoperta dell’opera letteraria materna, a questa intrepida ‹‹ragazza con la valigia›› che ha tenuti nascosti gli scritti della madre per sessant’anni, fino a che non si è decisa a rivelarli all’editore francese e, in seguito, ad Adelphi che - dal capolavoro Suite francese – in poi, ne va curando l’opera omnia.
‹‹Quando s’impara che si possono avere i genitori alle 8 e alle 8 e cinque averli persi per sempre, si guarda la vita in modo diverso – ha scritto Denise in Survivre et vivre -. Un giorno mia figlia mi ha detto che se qualcosa le avevo insegnato era a vivere nel presente, perché tutto può ribaltarsi da un momento all’altro››.
Di anni ne aveva 13 e sua sorella Elisabeth 5, quel giorno di luglio del 1942 in cui maman venne arrestata. Andando via, aveva appunto lasciato alle bambine una grossa valigia piena di manoscritti da cui loro non si separarono più; era l’unico legame fisico con la madre. Un peso da trascinarsi dietro nella fuga, certo. Ma anche un pegno, una promessa. Dentro quella valigia è passata l’elaborazione del trauma, della perdita, un lavoro al limite dell’impossibile di cui Denise – e l’abbiamo appreso dalla sua viva voce commovente e commossa – ha parlato nella trasmissione radiofonica Farehnait, intervistata, in occasione dell’edizione italiana di Suite francese.
Elisabeth, la figlia minore, è mancata nel 1996. E sembra che le due sorelle abbiano reagito in maniera molto diversa alla perdita subita. Perché – ha sottolineato, a suo tempo, la stessa Denise - ‹‹Ogni sofferenza è individuale. Elisabeth aveva rifiutato il passato che per lei era cemento armato. Non ne parlava mai. Io ho rispettato quel suo rifiuto. Non è credibile, però, che non avesse ricordi del tutto, aveva comunque cinque anni, aveva ricevuto gesti di tenerezza. Ma non riusciva a ritrovarli. C’è voluto molto tempo, poi un sera a casa sua è stato suo figlio a chiedere. E allora lei ha accettato che le raccontassi i nostri genitori. Abbiamo bevuto molta vodka quella sera e pianto insieme. Ne è nato Le Mirador, bellissimo libro di Elisabeth su nostra madre.››
Senza l’impegno amorevole e paziente di Denise, nulla sapremmo dell’opera di Irène – soprattutto noi italiani che non conoscevamo il suo successo in vita, all’epoca già del David Golder -. E ora, anche l’ultima figlia della mai abbastanza compianta scrittrice ci ha lasciati, proprio quando Adelphi dà alle stampe Una pedina sulla scacchiera che siamo ansiosi di leggere e recensire, pensando che restano – della famiglia Némirovsky-Epstein – solo nipoti e pronipoti che penseranno alla grande ava come a un mito, curiosi di leggerne le ultime opere rieditate. E chissà se avranno mai visitato il Museum of Jewish Heritage di New York dove la famosa valigia marrone è rimasta esposta per qualche mese? Grazia Giordani
Pubblicato nei consueti quotidiani sabato 6 aprile 2013

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 22 Aprile 2013

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