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La Bretagna in laguna

MOSTRA. Dal 17 settembre a Rovigo «I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d'avanguardia»
LA BRETAGNA
IN LAGUNA
Grazia Giordani
La pittura sintetica francese si riflette nelle opere dei Profeti e anche di artisti come Gino Rossi Arturo Martini e Felice Casorati
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sabato 10 settembre 2016 CULTURA, pagina 48

«Bretagna 1889», acquerello su carta di Paul Gauguin|«Bambina che gioca su tappeto rosso» di ...
«I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d'avanguardia», già è un titolo indovinato che stuzzica la fantasia degli amanti del non banale nel mondo dell'arte. Se aggiungiamo la metafora delle acque che si mescolano, da mare a mare, anzi da Oceano aLaguna, l'interesse cresce ancor più nei confronti dell'affascinante mostra che Giandomenico Romanelli ha deciso, su invito della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, di raccontare al pubblico di Palazzo Roverella dal 17 settembre 2016 al 14 gennaio 2017.Un centinaio di opere, molte conosciute, altre da scoprire, quattro grandi isole e tanto tanto colore. Si preannuncia una mostra di emozioni. E di storie intense. Storie di artisti in fuga da città, dai legami, da loro stessi, in molti casi. Che trovano rifugio in riva al mare, quello potente della Manica o quello dolce e poetico della Laguna veneziana. Quasi fossero alla ricerca della catarsi dell'acqua e degli elementi naturali.A Pont Aven, sulla costa della Bretagna, Paul Gauguin giunse nel febbraio del 1888. Vi era già stato per un breve soggiorno due estati prima. Il sodalizio con Van Gogh nel frattempo era finito, l'olandese aveva scelto il sud della Francia, lui la Bretagna. Qui si era andato formando un eden primitivo e quasi incontaminato, popolato da una comunità internazionale di giovani artisti che, dipingendo spesso insieme, traevano ispirazione dal paesaggio e dalle loro comuni esperienze e riflessioni. Alla loro ricerca sottendevano tensioni intellettuali. Molti cercavano la semplicità fortemente creativa.tesa all'essenziale. Profeti di un nuovo che attingeva all'essenza. Pur in una visione assolutamente soggettiva della realtà e della natura, cercavano di coglierne i simboli nascosti. Il linguaggio antinaturalistico del gruppo entrò anche in contatto con le poetiche del primitivismo e dell'esotismo in voga nell'Europa di fine Ottocento. Confluì in varie correnti artistiche e ne influenzò nascita e caratteri. Su tutti spicca l'esperienza parigina dei Profeti, o meglio Nabis, dall'antico ebraico. Fu una stagione straordinaria che segnò veramente la nascita dell'arte moderna. Sarà una pittura sintetica ed elementare, frutto di una semplificazione fino all'essenziale. Perciò un loro gruppo prese il nome di Sintetisti. Da questa visione uscirà l'esperienza dei Fauves, fino all'Art Nouveau e all'Astratto. Anche l'Italia sentì questi stimoli innovativi. E sarà proprio il versante nazionale protagonista della seconda parte espositiva. La stagione bretone dell'arte italiana tra fine Ottocento e primo Novecento la si incontra in diversi artisti. Pittori che, in molti casi hanno vissuto a Parigi e che là hanno acquisito caratteri e cadenze spiccatamente legate a Gauguin. La rassegna quindi continua con Gino Rossi e la sua Burano. Rossi tenebra e luce. E con lui il grande Arturo Martini e il gruppo gravitante su Cà Pesaro. Gauguin e Rossi, due storie lontanissime, eppure vicine. Il primo stregato dai paradisi tahitiani, il secondo scivolato nei gironi d'inferno di un manicomio di provincia. Gli eredi di questo multiforme universo artistico saranno protagonisti dell'ultima parte della rassegna. E l'Italia non sarà da meno con Felice Casorati, Oscar Ghiglia e Mario Cavaglieri .Assunto dell'esposizione è anche quella di un rovesciamento di triti giudizi, cancellando immotivati complessi d'inferiorità sul palcoscenico dell'arte mondiale.

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 11 Settembre 2016

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