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Italia insanguinata

Si respira un’atmosfera insanguinata, da qualche anno a questa parte, da noi in Italia a casa nostra, da far quanto meno accapponare la pelle. Abbiamo visto un susseguirsi di crimini atroci consumati in famiglia, e basterebbe ricordare Novi Ligure e la provincia veronese, per far tornare alla mente atroci spargimenti di sangue, figli che affondano il coltello nel corpo di genitori e fratelli, con efferata e glaciale determinazione a liberarsi dei parenti più stretti. Le prime pagine dei quotidiani, proprio in questo inizio di febbraio, sono febbrilmente occupate dalla notizia di un novo fatto obbrobrioso: Samuele Lorenzi, un piccolino di tre anni è stato misteriosamente ucciso mercoledì 30 gennaio a Cogne con 17 colpi di un oggetto acuminato. I magistrati stanno ancora cercando di fare chiarezza. Psicologi e psichiatri sulla carta stampata e in TV hanno ampiamente detto la loro. Fatto sta che, dopo una settimana di indagini, l’omicidio del piccolo Samuele è ancora un caso aperto. Le testimonianze, gli indizi e i dati scientifici finora raccolti hanno offerto un’idea agli investigatori sul tipo di arma usata e sui movimenti dell’assassino. Ma i carabinieri e la procura di Aosta non vogliono sbilanciarsi con le ipotesi (sarebbe drammatica un’illazione azzardata!); l’arma dovrebbe essere un oggetto “casalingo”, come la base in marmo di un soprammobile. L’assassino potrebbe essere una persona “molto vicina alla famiglia”, come lasciano intendere gli investigatori, nel senso che ha potuto entrare, uccidere ed uscire dalla villetta dei genitori senza insospettire nessuno degli abitanti della piccola comunità. E il movente è ancora tutto da scoprire, anche se il medico legale vede in quei 17 colpi mortali un raptus di follia. Vige, nel piccolo centro, un’atmosfera “omertosa”, tanto che nessuno degli abitanti del luogo è andato alla diretta TV di “Porta a Porta”. Il paese è rimasto a casa: su 1.480 abitanti, non uno è stato attirato come una farfalla notturna dalla luce dei riflettori della Rai, nella notte. Nessuno. Pudore, rancore, omertà, oppure un silente boicottaggio? “Noi valdostani siamo gente riservata – sembra abbiano risposto a chi poneva in luce questo loro atteggiamento di chiusura – sbaglia chi scambia questo per omertà e dice di essere in Sicilia”. Comunque, omertosi o no, gli abitanti del luogo sono piuttosto seccati dall’invadenza dei visitatori che non son qui per le bellezze paesistiche e l’aria buona, ma per fare domande, sempre le stesse: ”Chi è stato? Chi può essere l’assassino?”. Interrogativo bruciante, in cui, purtroppo, potrebbe annidarsi il risvolto di un sospetto radente, di illazioni sussurrate, di un gossip malevolo, nato dalle incertezze. E dal non detto, soltanto silenziosamente pensato… Insomma, l’unico fatto certo in mezzo a questo balletto di ipotesi, silenzi e mezze parole è che un bimbo di soli tre anni è stato barbaramente trucidato, senza un apparente motivo e che il caso di questa sventuratissima famiglia sta diventando un vero psicodramma. A Cogne ormai le lancette dell’orologio delle vita turbinano furiosamente e contraddittoriamente intorno alla famiglia Lorenzi disperata, mentre l’ala del sospetto continua a volteggiare lugubre sulla testa di tutti, nessuno escluso. Quando uscirà questo articolo, negli spazi deputati al “Costume” della nostra rivista, probabilmente, anzi quasi sicuramente, il nodo del giallo sarà stato risolto e ai colpevoli sarà stata comminata la giusta punizione, ma che dire dell’atmosfera di malessere che alita e continuerà nel tempo ad alitare attorno a fatti di sangue così crudeli e terribili? Come commentare il malessere sotterraneo, la sofferenza di fondo, lo sconvolgimento psicologico che si accompagna a simili delitti? Psichiatri, sociologi e psicologi avranno un bel da fare tentando di sciogliere – al di là dei compiti legali e della magistratura – enigmi così malsani e misteriosi.

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 12 Settembre 2006

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