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Meno si parla, meglio ci si ama

La nostra è più che mai l'era dei sondaggi, l'epoca del "cosa pensate e come vi comportate", al fine di indagare gli atteggiamenti e le tendenze di un'umanità che sempre più arranca verso traguardi felici, purtroppo non raggiungendoli mai, nonostante gli sforzi degli esperti e degli addetti ai lavori.
Un recente sondaggio sostiene che meno si parla, meglio ci si ama. Perché nella vita a due non tutto va detto. Non tutto deve essere svelato, proprio per non riempire di parole lo spazio necessario all'intimità con noi stessi e con il partner.
Insomma, in un mondo affollato di parole, abbiamo bisogno di silenzio, necessità di annullare il fastidio dei rumori, agogniamo al privilegio di poter ascoltare soltanto la nostra voce interiore, aspiriamo ad un vuoto da ascoltare anche quando siamo in compagnia di altri.
"Il silenzio fa bene alla coppia"- sostiene un sondaggio curato dalla rivista "Riza Psicosomatica", per cui, parlando con la voce dei numeri, il 64 per cento degli italiano interrogati avrebbe risposto "no" alla domanda: "Una coppia che comunica molto funziona meglio e può durare di più?". Il 55 per cento di "sì" si è avuto in risposta alla domanda "Essere silenziosi è un pregio?". Più della metà degli intervistati sente il bisogno di un ritorno alla riservatezza. Un coro di "no" al 78 per cento alla domanda "Parlare molto rende i rapporti più profondi?". Il 54 per cento degli italiani sono convinti che i migliori comunicatori siano i bambini.
Dunque, dopo aver conquistato la libertà di parola - soprattutto in amore - abbiamo bisogno della libertà di non parlarne. Tanto abbiamo fatto per raggiungere una meta che ora rinneghiamo.
Non si tratta però di una fine del dialogo di coppia, ma piuttosto è l'inizio di un nuovo modo di stare insieme. Anna Salvo - autrice di "Perversioni femminili" (Mondatori) - sostiene che "Per anni abbiamo vissuto in coppia inseguendo l'improbabile mito dell'apertura comunicativa assoluta. Un'illusione. Un sogno (quasi un incubo) perché non tiene conto del fatto che ognuno di noi deve (o dovrebbe) essere capace di solitudine. La solitudine buona, quella così preziosa per la coppia, è parca di parole. Il silenzio, un certo tipo di silenzio, non crea lontananza, anzi. Azzerando la distanza tra i coniugi, si riduce la possibilità di una comunicazione autentica. Una coppia che non ha segreti è una coppia senza persone al suo interno, perché riducendo le distanze che ci separano dall'altro, riduciamo lo spazio che concediamo a noi stessi. Il nostro indispensabile spazio vitale. Noi tutti viviamo in un deficit di intimità con noi stessi. Ci manca un dialogo profondo con ciò che siamo. Al suo posto mettiamo le parole vane, perché dette ad altri e a proposito di altro. Perché inutilmente riempitive di un vuoto di comunicazione che andrebbe colmato altrimenti".
Ben venga dunque una intimità senza parole inutili. Per noi donne è un'intimità guadagnata, non spontanea poiché stiamo cominciando soltanto adesso a sentire il bisogno di sottrarci allo sguardo pervasivo dell'altro. Stiamo imparando a non mostrare tutto di noi. A non dire tutto e sempre, proteggendoci dalla nostra naturale propensione a condividere, a "regalare" al partner la nostra anima.
Sembrerebbe un ossimoro, invece questo nuovo silenzio intelligente giova a chi comunica veramente, a chi non usa la parola come un fatuo blà blà blà riempitivo di vuoti di umanità.
Si rivela buono il silenzio di un uomo e di una donna che riescono a capirsi, a capirsi davvero senza dover molto parlare, ovvero un silenzio fatto di sguardi. Sguardi che, chi ama, sa vedere, cogliere, capire e ricambiare.
Da evitare è invece quel silenzio dell'omissione spaventata, della vigliaccheria dei sentimenti, che cala su tutti i problemi che ci allontanano l'uno dall'altro.
La sessuologa Daniela Rossi sottolinea anche come sia dannoso un silenzio atto a divenire "un muro che si alza in mezzo alla coppia, attraverso il quale diventa impossibile parlarsi, impossibile persino vedersi". E qui entriamo nel mezzo della più penosa incomunicabilità, quella che Moravia ha spesso descritto in molti dei suoi romanzi.
Il muro peggiore, quello più pericoloso persino della barriera dell'incomunicabilità, resterà comunque e sempre la distanza segnata da un ammasso di parole che ci impediscono di dire veramente quello che si è e quello che si vuole. Dovremmo tutti - nella vita di coppia -, imparare ad "ascoltare" il silenzio nostro e dell'altro, usando con parsimonia solo parole di una lingua realmente necessaria e non riempitiva di vuoti. Ma credete che si facile? Anche noi abbiamo ora parlato già troppo…

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 12 Settembre 2006

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