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S.O.S. contro lo stupro

Da molti anni in Francia, Germania e negli Stati Uniti, gli ospedali sono dotati di centri predisposti per donne e minori che hanno subito violenza. Ora finalmente ce n'è uno anche in Italia, istituito nella clinica Mangiagalli di Milano, in via della Commenda. Un centro specializzato, dove 24 ore su 24, personale preparato sul piano medico-legale e psicologico, accoglie la vittima e le dedica tutto il tempo necessario a superare i primi terribili momenti di choc. E' un servizio sostenuto dalla sanità pubblica, fatto da donne per le donne : quaranta ginecologhe - che si alternano per garantire sempre la presenza -, assistenti sociali, medici legali, pediatri per la violenza usata sui bambini, nonché la possibilità di consultare avvocati.
Un'organizzazione capillare capitanata dalla ginecologa Alessandra Kusterman sostenitrice del fatto che "la visita ginecologica è vissuta dalla vittima come un'ulteriore aggressione, per cui è importante che sia compiuta da una donna".
Sono stati i fondatori dei centri stranieri che - su invito del Comune di Milano - sono venuti in Italia a preparare assieme agli esperti del COM (centro Donna maltrattata), del CAF (Centro Aiuto alle famiglie) e del CBM ( Centro Bambini Maltrattati), la numerosa équipe della Mangiagalli.
E' la stessa dottoressa Kusterman a sostenere come le donne stuprate tendano a sentirsi colpevoli piuttosto che vittime e quindi esitino, in frequenti casi, a sporgere denuncia. Traumatizzate dall'esperienza subita continuano a chiedersi in quale modo, magari inconsapevole, possano avere provocato la violenza.
Non è difficile supporre cosa resta dentro l'animo e nella testa di una donna che, all'uscita dal lavoro, da un cinema, da casa propria, si senta sospingere dentro un portone, trascinare all'interno di un'automobile, o addirittura aggredire nella propria abitazione, quasi sempre da sconosciuti, qualche volta persino da vicini o parenti di cui non si sarebbero sospettate devianze.
Dalle ginecologhe e psicologhe del nuovo Centro milanese si apprende inoltre che la donna che ha subito violenza fa molta fatica a parlare dell'episodio in sé, uno dei compiti dell'accoglienza è quindi quello di rassicurare la donna sulla sua integrità fisica e sul fatto che lo stupro non costituisce un danno permanente, ricostruendo in lei un senso di diritto. Il diritto a non essere stuprata.
La media annuale delle denunce per stupro in Italia è stata di 1.581 negli anni Novanta, di cui 165 a Milano e 269 in Lombardia.
Certamente dentro quel numero globale degli anni Novanta c'è anche qualche denuncia proveniente dalla nostra terra, in numero non rilevante per una duplice ragione : perché il Polesine non è una terra particolarmente violenta - date le sue matrici agricole e serene - e perché, anche se stuprata, la donna polesana tende a subire piuttosto che protestare, proprio per motivi culturali. Il Centro milanese, inoltre è lontano e solo là si potrebbe avere una raccolta dei reperti e delle tracce dell'aggressione, utili a un eventuale successivo esame del DNA ; visita ginecologica ; accertamenti medici ; visita medico-legale ; conservazione dei reperti, in modo che la donna aggredita - che ha facoltà di decidere entro sei mesi - possa denunciare anche in seguito lo stupratore ; tempi di colloquio adeguati alle esigenze del caso ; protezione fino a casa.
Il Centro fornisce inoltre il Servizio ambulatoriale dove un'assistente sociale mette in contatto le vittime con uno psicologo della struttura sanitaria della loro zona. Vengono anche presi contatti con le strutture pubbliche e di volontariato, operanti sul territorio e forniti tutti i supporti necessari per le consulenze medico-legali, in caso di denuncia.
Il crimine di strada si aggiunge purtroppo a forme più tradizionali di violenza, quelle che si consumano tra le pareti domestiche e che hanno come vittime figli, mogli, parenti. Poter allora consentire alla vittima un incontro a lungo respiro, darle la possibilità di ritornare in un ambulatorio dove troverà un'assistente sociale o semplicemente garantire una risposta telefonica adeguata (02/579955), significa finalmente portare a galla il fenomeno soffocato dalla violenza familiare o anche solo del maltrattamento.
Da questo tipo di cripto violenza, subdola, silente, non è esente nemmeno la nostra terra, anche in Polesine esiste questo doloroso fenomeno, da debellare il più possibile, senza paura dei perbenismi, con determinato coraggio, rivolgendosi con speranza proprio e anche al Centro della milanese Mangiagalli.

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 12 Settembre 2006

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