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Il giallo dei fidanzati riconciliati

Come esiste un “dopoteatro”, momento in cui il pubblico si avvicina agli attori spogliati del cerone e degli abiti di scena - insomma ritornati uomini normali, svestiti del loro ruolo artistico di hipokritès, com’erano chiamati nella Grecia antica -, così dovrebbe esserci e per alcuni c’è, un “dopo-mostra-d’arte”, ovvero un momento in cui gli appassionati del genere possono riassaporare frammenti della vernice, saettati troppo veloci dentro la loro attenzione, oltre a riammirare le opere con sguardo più critico e maggior concentrazione.
E questo fenomeno si verifica in maniera forte per i giorni che seguono il fastoso vernissage rodigino delle centocinquanta opere esposte di Mario Cavaglieri (1887-1969). Siamo stati certamente all’inizio distratti dall’insistita bellezza della musa ispiratrice Giulietta di cui ci parla Viviane Vareilles nello splendido saggio, a cura di Vittorio Sgarbi, per i tipi di Allemandi, ragguagliandoci su questa storia d’amore, nata a Padova nel 1911, seguita da “frequentazioni assidue e destini paralleli per quasi cinque anni, percorsi nettamente separati in seguito (eclissi inevitabile nel 1915, quando la donna sposa il conte Marazzani Visconti), per poi ritrovarsi ancora negli in contri ardenti del 1920, i quali fanno da preludio a una vita in comune che solo la morte interromperà nel 1969.”
Distratti – dicevamo – ma subito in seguito presi da alcune stuzzicanti stranezze, come quella persino divertente del grande olio su tela del 1916, intitolata “I fidanzati riconciliati” che ci mostra quattro figure attorno a un tavolo sontuosamente imbandito, ovvero Letizia Crivellari col fidanzato Carlo Olivotti e la sorella Natalia con Federico Mainardi. All’ombra di questo fulgente dipinto alita un piccolo giallo, poiché fu tagliato su richiesta della prima delle due coppie di fidanzati in un momento di disaccordo. Fortunatamente, la struttura dell’opera si prestava a questo capriccio, poiché la disposizione dei personaggi poteva far apparire naturale la cesura. A riconciliazione avvenuta della coppia di litiganti, le due parti vennero riunite. Al di là del curioso episodio che le caratterizza – atto a farci ripensare alla biblica saggezza del re Salomone al cospetto delle due madri che si contendevano un unico figlio – quest’opera è ritenuta una delle più importanti per la sua bellezza plastica e perché , ad avviso dei critici, da sola sembra riassumere l’intero contenuto degli “anni brillanti”, ovvero del cuore del talento artistico del nostro pittore.
Infatti, Cavaglieri sembra vivere in una sua realtà rarefatta, in un certo senso asociale, dove le sue figure ritratte sanno prendere cibo solo da prezioso vasellame e da pregiate suppellettili. Ma all’osservatore attento non sfuggirà certamente il doublage tra il compiacimento per il fascino di una società blasé e decadente e nel contempo l’ironia amara di chi sa dipingerne la solitudine e l’umana incomunicabilità pervasa di quell’ arido esistenzialismo di cui Moravia e Sartre hanno saputo farsi letterari cantori.
Grazia Giordani
La tela“I fidanzati riconciliati” appare nel catalogo Cavaglieri, a cura di Vittorio Sgarbi, Allemandi, euro 35, col n.63

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 15 Maggio 2007

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