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Prima che faccia buio
di Giovanna Querci favini, Marsilio

Tormento di due anime
Tormento di due anime
Raramente incontriamo, nel mondo letterario femminile, penne che sappiano interessare anche il lettore dell’altro sesso per argomenti trattati e per forza dei sentimenti espressi. Casi classici del passato sono stati Virginia Woolf, Elsa Morante ed Irène Némirovskj, solo per citare tre esempi di grande spessore. A nostro avviso, questa capacità di rivolgersi a un così vasto raggio di lettori, appartiene anche alla fiorentina Giovanna Querci Favini - autrice del pregevole saggio ”Pirandello: l’inconsistenza dell’oggettività”, uscito per i tipi di Laterza – che va pubblicando romanzi di successo, seguendo la traccia tanto inquietante quanto dolorosa di passioni amorose dal tragico epilogo. In “Viaggio per nessun luogo”, prima tranche della trilogia ancora in fieri, si legge la trama dalla parte di lei; nella seconda tappa di questo viaggio interiore, in “Prima che faccia buio” (Marsilio, pp.348, euro 19), l’ottica è quella di lui, del protagonista maschile. In questo suo ultimo romanzo, l’autrice sa scavare con affilato bisturi nelle pieghe della mente e del cuore dei suoi protagonisti, ricreando uno spaccato di costume anni Cinquanta-Sessanta, sul filo di un incontro-scontro tra l’ambiente al di là del bene e del male di una certa nobiltà romana e quello ligio alle regole di un convenzionale mondo piccolo-borghese fiorentino. Protagonisti sono l’acerba adolescente Giorgia, nuova alla vita, e Riccardo, un giovane ingegnere di nobilissima nascita, bello e dannato come un personaggio di Fitzgerald Scott, viziato dai privilegi di casta e da una madre possessiva e dominante – la bellissima Elena - che vive con lui una situazione metaforicamente incestuosa.
Sembrerebbe incredibile, quasi una nemesi del destino, ma anche l’irresistibile Riccardo, prototipo di un tortuoso fascino virile, è capace di un vero sentimento d’amore per un’ ”anti-lolita”, un’ingenua ragazzina che potrebbe rinverdire l’immagine dell’emblematica adolescente di felliniana memoria, quella che appare nelle scene finali de “La dolce vita”, con ruolo salvifico. Purtroppo, l’inesperta Giorgia salvifica non è, contrastando i suoi rigidi atteggiamenti, frutto dell’educazione familiare e dello spirito del suo ambiente, con la trasgressiva visuale della vita di Riccardo, figlio di una élite che disdegna le imposizioni morali. L’amore che li lega si tingerà, di conseguenza, di dolore sempre più devastante. L’insicurezza spingerà la giovane che non ha saputo darsi a Riccardo, frenata dai tabù sessuali del suo momento storico e del suo ambiente, verso un matrimonio tranquillo, borghese e piatto, destinato a trafiggerla di ripensamenti e rimpianti.
Lo charme dei due innamorati infelici, al di sopra del loro aspetto esteriore, sta soprattutto nell’avvenenza intellettuale che li contraddistingue: morbosamente contorta quella dell’ironico e brillante Riccardo; tersa di vivida luce quella di Giorgia.
L’analisi dell’autrice, tesa ad indagare soprattutto i rovelli interiori, la macerazione di due anime che parrebbero raggiungersi nel profondo, divise purtroppo dal male di vivere, dallo spleen del giovane che non sa guadagnarsi del tutto la fiducia della ragazzina, facendola uscire dalla trappola delle sue inibizioni, ci prepara gradatamente – nell’alternanza di brani in terza e prima persona, inframmezzati da stralci epistolari -, al tragico epilogo: quello del suicidio di Riccardo, sceso sempre più verso la disperazione, infiacchito dai troppi psicofarmaci da cui è dipendente, legato in maniera distorta alla madre che ha ostacolato con tutte le sue forze la mésaillance con la piccola borghese. Il colpo di revolver del suicida non ha stroncato solo la vita dello sventurato protagonista e la serenità della sua inconsolabile innamorata, ma ha lasciato un segno forte anche nella coscienza di noi lettori, così evocato dalla scrittura asciutta della Querci Favini che ha saputo anche dribblare i rischi del feuilleton, aliena col suo piglio letterariamente sincero, da facili sentimentalismi.
Grazia Giordani

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 03 Ottobre 2006

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