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La figlia perfetta
di Anne Tyler, Guanda

Vicende di due famiglie che devono integrarsi
Il lungo matrimonio con un iraniano ha dato agio ad Anne Tyler di trasportare usi e costumi della sua famiglia acquisita nelle pagine del suo nuovo romanzo “La figlia perfetta” (Titolo originale: Digging to America, pp.291, euro15,50) che Guanda – editore dell’opera omnia della scrittrice del Maryland, premiata nel 1989 con il Pulitzer per il suo “Lezioni di respiro” – ci propone in Italia nella bella traduzione di Laura Pignatti. Intendiamo dire che l’incrocio, inteso come incontro-scontro tra la mentalità americana e quella iraniana ci appare così realistico e divertente proprio perché l’autrice lo ha vissuto sulla sua pelle, sottolineandone le caratteristiche con la finezza del suo humour gentile e con l’acume di una rara capacità “minimalista” che ha fatto dire a John Updike – l’indimenticabile autore di Coppie – che “Anne Tyler non è soltanto brava, è straordinariamente brava!”.
Spesso l’occhio di questa autrice si posa su vicende di famiglia. Le sue sono storie apparentemente piccole che racchiudono però problemi complessi, suscitando da parte nostra riflessioni profonde, come sempre dovrebbe accadere quando si legge un’opera capace di sedimentare dentro i nostri pensieri.
Questa volta vediamo due famiglie all’aeroporto di Baltimora. Siamo al 15 agosto del 1997. Brad e Bitsy Donaldson, coniugi americanissimi e molto fieri della loro “americanità”, incontrano Sami e Ziba Yazdan, coniugi americano-iraniani, fortuitamente, perché spinti dallo stesso scopo di attesa di bambine coreane adottate.
L’emozione del momento è descritta dalla Tyler con un sapiente mix di tenerezza ed ironia. Sentiamo i commenti dei parenti assemblati all’aeroporto. Vediamo il lampeggiare eccessivo dei flash. Più chiassosi gli americani. Maggiormente discreti gli iraniani. Contro ogni previsione, tra le due famiglie così contrastanti per usi e mentalità, nasce una forte e sincera amicizia. S’instaura così l’uso della Festa dell’Arrivo. Ogni 15 agosto, alternativamente ora a casa dei Donaldson, ora degli Yazdan, si commemorerà il gran momento con proiezione sempre degli stessi filmini e aggiunte di piatti sempre più elaborati e trovate sempre più fantasiose che offrono l’estro al sense of humour dell’autrice di far molto sorridere anche noi.
Gli americani ci appaiono gioiosamente ingenui col loro bisogno di festeggiare qualsiasi cosa, persino la raccolta delle foglie morte nel loro giardino, offrendo stuoli di rastrelli per grandi e piccini e allestendo barbecue per l’occasione. Oppure, inventando la “festa dei ciucci” che vedremo volare in alto appesi ai palloncini, al fine di svezzare la bambina che non sa rinunciare – e nemmeno così vi rinuncia – al suo succhiotto.
Le due piccole coreane crescono amiche, ma presto diventa evidente che non sono le sole ad avvertire la necessità di questa “integrazione” , tanto che Sami e Zida cambieranno persino casa per avvicinarsi di più ai Donaldson, suscitando la muta perplessità, quasi un permale, di Maryam, l’altera nonna iraniana Yazdan che è, inoltre, il personaggio più problematico e quindi interessante della narrazione, con i suoi orgogliosi atteggiamenti e il fascino di una sua naturale eleganza.
Quando Donald, il nonno dei Donaldson – rimasto vedovo, la corteggia con ingenuo abbandono – la fiera iraniana avrà contraddittori atteggiamenti, temendo di vedere sfumare la forza delle sue tradizioni, i valori della sua gente e soprattutto la sua indipendenza così faticosamente e caparbiamente conquistata.
È la quotidianità delle due famiglie a coinvolgere soprattutto il lettore, preso dallo scorrere asimmetrico eppure parallelo dello svolgersi delle loro vite, con le piccole che crescono dentro una ineluttabilità non solo di momenti gioiosi, ma anche di fatali malattie degli adulti, dentro incomprensioni e riappacificazioni, con la presenza forte di Maryam che non è proprio un mostro di cordialità, ma che sa affascinarci per le sue umane incertezze e per lo charme naturale che sa esprimere in ogni suo gesto.
Tra commozione e voglia di sorridere, dunque la Tyler ci ha dato questa volta anche uno spaccato attualissimo sul tema difficile e tanto discusso dell’integrazione.
Grazia Giordani

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 11 Settembre 2007

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