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La morte corre sul fiume
di davis Grubb, Adelphi

Avvince ancora la favola orrorifica di Grubb
Se ci sono autori tanto accorti da scrivere romanzi con impresso nel loro Dna l’irrinunciabile destino di venire tradotti in film, tra questi si distingue la figura di Davis Grubb che, nato in West Virginia nel 1919, ha chiuso i suoi giorni a New York nel 1980. Scrittore di talento, caro a Hitchcock, che ha adattato per la televisione alcuni fra i suoi più suggestivi racconti noir, lo si inquadra nella grande tradizione dell’American Gothic, quel movimento letterario di chiaro stampo sudista che – nei decenni – ha visto la frequentazione di autori come William Faulkner, Flannery O’Connor, William Gaddis, James Lee Burke e Joe Lansdale.
A dimostrarci come la scrittura di Grubb sia naturalmente filmica – pur nei suoi innegabili pregi letterari – basterebbe La morte corre sul fiume (Titolo originale “The Night of the Hunter, pp.259, euro18) che ora Adelphi porta in Italia nella bella traduzione di Giuseppina Oneto, visto che nel 1955, due anni dopo la sua prima edizione americana, Charles Laughton, nella sua unica, mirabile prova di regista, si era avvalso della straordinaria interpretazione di Robert Mitchum e della splendida fotografia di Stanley Cortez, per regalarci un film misterioso, divenuto opera di culto, in cui la trama nera s’intreccia sapientemente al racconto infantile e fiabesco, privilegiando il clima cupo, mutuato dall’espressionismo tedesco e dal cinema scandinavo, mantenendo atmosfere che tanto furono proprie a Griffith.
Il trascinante romanzo di Grubb che – allora fresco di stampa, in America -, entusiasmò John Steinbeck, ancora oggi avvince fortemente il lettore che si cala dentro la favola orrorifica in cui brilla di luce sinistra la figura di Harry Powell, alias il Predicatore, lo psicopatico più abominevole e seducente che la letteratura e, di conseguenza, la cinematografia, ci abbia fatto incontrare, dotato di quattro lettere tatuate sulla mano sinistra (HATE) e quattro sulla mano destra (LOVE). La trama ruota attorno a un bottino insanguinato il cui nascondiglio è noto solo ai due piccoli bambini caduti nelle mani dell’astuto Predicatore che, buongustaio e omicida di vedove ritenute danarose, ne sposerà la madre, per poi ucciderla. I due piccoli, novelli Hans e Grethel, riusciranno a sfuggirgli, soccorsi da Rachel, fata buona della narrazione. Naturalmente, non vi anticiperemo il nascondiglio della refurtiva che ci incuriosirà fino ad oltre metà del romanzo, limitandoci a rivelarvi soltanto il lieto fine, consapevoli del cuore in gola che non vi avrà abbandonati nel corso della lettura, entrati dentro i continui colpi di scena, incorniciati dentro uno spaccato di vita americana anni Trenta, descritti con stile asciutto, eppure con una marca semantica non priva di poesia, incuriositi dal canto ora melodioso, spesso sinistro, di un fiume brulicante di vita, perennemente presente, capace, dalla pagina. di scorrere sino a noi con le sue molteplici voci.
Grazia Giordani

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 05 Dicembre 2007

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