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Come le mosche d'autunno e Bruciante segreto
di Irène Némirovsky e Stefan Zweig, Adelphi

Gli intensi personaggi di Némirovsky e Zweig
Dicono che nella vita nulla avvenga per caso. Confortati da questa convinzione, non vediamo dunque casualità nell’uscita dei due brevi romanzi – o lunghi racconti – che Adelphi ci ha proposto, a un solo mese di distanza l’uno dall’altro, scritti da due grandi autori quali sono stati Irène Némirovsky (1903-1942) e Stefan Zweig (1881-1942). Il sottile fil rouge che ci sembra intessere le loro vite è dato dalla coincidenza dell’essere entrambi ebrei, entrambi di nascita alto borghese, appartenuti a famiglie ricchissime e tutti e due morti, nello stesso anno. a causa delle persecuzioni razziali: la scrittrice russa deportata da Parigi ai lager nazisti, lo scrittore austriaco, morto suicida in Brasile, con la seconda moglie Lotte, dove esule, si era rifugiato, spogliato di tutti i suoi beni.
Come le mosche d’autunno di Irène Nemirovsky (Titolo originale: “Les mouches d’automne”, Adelphi, pp.99, euro 9, trad. di Graziella Cillario) in brevi righe ci regala il fitto tessuto di un sofferto spaccato di storia, quella dei russi messi in fuga dalla Rivoluzione Bolscevica nel 1917, e l’autrice dell’indimenticabile Suite francese – figlia di quell’esodo vissuto sulla sua stessa pelle - può rendere ancora più toccante la narrazione, offrendoci ancora una prova del suo talento, nel descriverci lo stato d’animo e lo smarrimento degli esuli, come insetti sfrattati dalle loro abitudini di vita. Ai suoi occhi, simili alle mosche d’autunno, “passati il caldo e le luci dell’estate, svolazzano a fatica, esauste e irritate, sbattendo contro i vetri e trascinando le ali senza vita”. E’ la vecchia nutrice Tat’jana Ivanovna a raccontarci la tragedia dei suoi padroni, testimone del loro passato splendore, fedelissima custode dei Karin che in patria e in esilio ha amato e curato con dedizione estrema.
Bruciante segreto di Stefan Zweig (Titolo originale: “Brennendes Geheimnis”, Adelphi, pp.113, euro 9, trad. di Emilio Picco) è la delicata storia di un bambino che si fa adolescente, scoprendo all’improvviso la falsità umana, la menzogna e il tradimento, mentre in compagnia della madre, trascorre la convalescenza da una malattia in una località termale. Nel medesimo albergo soggiorna anche un ricco aristocratico che gli dimostra grande cordialità, finalizzata a conoscere e sedurre la madre. Accortosi dell’inganno, il bambino cerca rifugio in casa dalla nonna e copre la madre agli occhi della famiglia, tenendo per sé il bruciante segreto dell’amara scoperta, dimostrando la precoce maturità di chi ha compreso come, in alcune circostanze, anche mentire possa essere a fin di bene.
Entrambi questi romanzi brevi ci danno la prova della sottile qualità introspettiva degli autori nel tracciare i loro personaggi: tolstojana, e grande nel revocare atmosfere percorse da sentimenti la Némirovsky, psicoanalitico e freudiano Zweig, un autore che non ha mai goduto di tutta la luce che meriterebbe.
Grazia Giordani

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 03 Gennaio 2008

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