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La mia casa di campagna
di Giovanni Comisso, Longanesi

Un diario-mosaico del mondo di Comisso

RIEDIZIONI. «LA MIA CASA DI CAMPAGNA» È LA SUMMA PIÙ FELICE DELLA SUA SCRITTURA
Un diario-mosaico del mondo di Comisso

Grazia Giordani
Fortunatamente, le case editrici non sempre e non solo rincorrono il mito del libro più venduto in America o chissà dove, accorgendosi ogni tanto anche di scrittori nostrani del passato, penne di qualità che la polvere del tempo oscurerebbe nell'oblio, se non se ne riproponessero adeguatamente le opere.
E questo è il caso, appunto, di Giovanni Comisso (1895-1969) di cui Longanesi sta curando l'opera omnia, nel cui catalogo trova spazio - proprio in questo mese - La mia casa di campagna (pp. 290, euro 18,60), impreziosito dalla bella introduzione di Paolo Mauri.
Una vita estrosa, eccentrica, antiborghese quella dello scrittore trevigiano, incline a molteplici esperienze: libraio a Milano, avvocato, mercante d'arte a Parigi, giornalista e inviato in Cina e in Giappone.
Affamato di vita, non si ritrasse davanti a nulla, partecipò, infatti alla prima guerra mondiale e, nel 1920-21, all'impresa di Fiume. Condivise le esperienze impressioniste col pittore Filippo De Pisis e con lo scultore Arturo Martini.
Collaborò con riviste come «Solaria». Lavorò per il «Corriere della Sera», «La Gazzetta del Popolo», «Il Giorno» e «Il Gazzettino», elzevirista di spiccata qualità. Molto apprezzato da critici letterari come Contini e Debenedetti e da alcuni fra i più importanti autori del Novecento italiano - vedasi Montale e Saba, Svevo e Gadda - ne1 1955 per Un gatto attraversa la strada gli fu conferito il premio Strega.
La mia casa di campagna ci sembra essere la summa più felice e più composita della gioiosa scrittura di questo autore che - proprio nella casa colonica di Zero Branco, nel trevigiano - incentra sue intime esperienze di vita di uomo che ha amato profondamente la terra, curandola con la sapiente passione dei veri contadini.
Ha la struttura di un diario-mosaico questa sua variegata narrazione, dentro cui s'incastrano anche opere precedenti, dove appunto - insieme all'alternarsi pittorico delle stagioni -, respiriamo la musica dei suoi sentimenti, ma soprattutto la «meraviglia visiva» di cui parlò Montale, definendo il mondo di Comisso.
Una prosa polifonica, quella del Nostro, atta a farci percepire suoni, profumi e soprattutto un amore infinito per la terra, capace di lenire delusioni e sconfitte.

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 09 Gennaio 2008

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