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Il sogno del maratoneta
di Giuseppe Pederiali, Garzanti

Dorando Pietri, un eroe italiano

IN LIBRERIA. «IL SOGNO DEL MARATONETA» DI GIUSEPPE PEDERIALI
Dorando Pietri, un eroe italiano
La biografia dell’atleta, un affresco del ’900

Grazia Giordani
Com'è strana la vita! Un atleta famoso in tutto il mondo può aver disputato centoventotto gare da dilettante e da professionista, classificandosi primo o secondo ben centoquattro volte, eppure la gente continua a ricordarlo soltanto per l'unica volta in cui è stato squalificato. Questo è stato l'amaro destino di Dorando Pietri di cui scrive Giuseppe Pederiali nel suo nuovo romanzo Il sogno del maratoneta (Garzanti, pp271, euro 16,60).
Chi aveva seguito le vicende della poliziotta Camilla - eroina di una serie fortunata dell'autore - o aveva apprezzato l'interpretazione immaginifica della «Padania felix», potrà ora immergersi nell'epopea di un campione straordinario per virtù atletiche, divenuto negli anni un mito, soprattutto nell'immaginario degli emigranti nelle Americhe che in lui hanno visto il simbolo dell'italiano che sa farsi valere. Cent'anni dopo esser divenuto l'icona del «vincitore perdente» a pochi metri dal traguardo - alla maratona delle Olimpiadi di Londra del 1908 -, il nome di Pietri vive ancora nel ricordo di un eroe sfortunato che la regina d' Inghilterra- toccata dal suo infelice destino - sentì l'obbligo morale di premiare.
La biografia, avvalorata da testi cui l'autore ha attinto, vivificata dalla fantasia di Pederiali che ha saputo dosare humour e sentimento, non è solo il racconto privato della vita del garzone pasticciere che consegnava torte e dolciumi, non si limita al racconto delle sue gesta, coinvolgendoci al punto che anche noi non sappiamo frenare lo slancio sulla pagina per giungere al «traguardo», ma è anche un affresco del Novecento, fino al 1948, di storia e fatti nostri, politica compresa, con personaggi grandi a far corona al protagonista. E così sentiamo parlare di un giornalista di fama eccelsa quale Luigi Barzini che seguì a New York il maratoneta quando sfidò e battè Hayes, sordo alle proposte mafiose di combinare l'incontro. E lo vediamo seduto a tavola al fianco di Joe Petrosino, poco dopo vittima della «Mano Nera». E assistiamo alla visita del famosissimo professor Murri (con revival del pruriginoso delitto, protagonisti i suoi figli) che pronuncerà la terribile sentenza di insufficienza mitralica del maratoneta. Disubbidiente, Pietri vincerà nel 1910 la maratona di San Francisco. E poi a Pittsbourgh avrà la grande soddisfazione di sconfiggere l'avversario pellerossa ritenuto invincibile. Ma l'attenderanno sconfitte di altra natura. Gli affari curati dal fratello manager Ulpiano, prenderanno una brutta piega: il maxi albergo costruito a Carpi sarà un vero flop e così Dorando dovrà contentarsi di gestire un autonoleggio, riparando in Riviera con la moglie Teresa. Il finale è uno splendido colpo di scena, degno epilogo di una storia tra verità e verosimiglianza che ci ha divertiti commuovendoci.

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 17 Gennaio 2008

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