Recensioni e servizi culturali


Acque morte
di W.Somerset Maugham, Adelphi

Una barca che naviga in "Acque morte"
Ci sorge il sospetto che ci siano autori che non hanno goduto troppo il favore della critica, pur essendo molto amati dai lettori, per motivi personali, o meglio per la scarsa simpatia che scaturisce da chi esprime una visione del mondo improntata a pessimismo, venata di gelida e acre ironia. Tra costoro ha un posto d’onore W. Somerset Maugham (1874-1965), rivalutato dalla penna acuta di Borges, che - per nulla scandalizzato dalla visione cupa del mondo di questo severo scrittore -, ne ha compreso la qualità umana e letteraria e non lo ha declassato fra i “dépassé”, tra i superati nel gusto e nella tendenza. Ce ne fossero ancora tanti di scrittori così!
Sebbene il suo romanzo principe, a nostro avviso, sia Schiavo d’amore, di particolare forza autobiografica, anche in Acque morte (Titolo originale: “The Narrow Corner”, pp.224, euro 10) che Adelphi – intento alla riedizione della sua opera omnia – ci propone nella bella traduzione di Franco Salvatorelli, ritroviamo una trama accattivante, tessuta attorno all’intento consueto di flagellare i vizi e la follia degli uomini e soprattutto – dobbiamo ammetterlo – le slealtà e le debolezze femminili.
L’atmosfera è quella dell’Oriente coloniale, coi suoi paesaggi di molle bellezza e un mare incline alla burrasca, atto a fare da sfondo alle torbide passioni umane. Protagonista è un medico oppiomane, radiato dall’albo seppure abilissimo nella professione, intelligente, colto, osservatore attento, cinico almeno quanto il suo autore, eppure non privo di una sensibilità che cerca di nascondere anche a se stesso. Un cliente danaroso gli impone un viaggio difficile, dentro un mare pericoloso, a bordo del Fenton una barca a vela non proprio rassicurante, pilotata da uno skipper senza scrupoli, in compagnia di un enigmatico ragazzo, di bellissimo aspetto, oppresso dalla sua cattiva coscienza. Un po’ di mistero non guasta. E Maugham lo sa tenere vivo fino alle ultime pagine. Quando cominciavamo a pensare che ci fosse negata la presenza femminile, compare la figura di Louise, dotata di rara avvenenza e fulgida giovinezza, ma la marca semantica dello scrittore non si smentisce e la bella ragazza è apportatrice di dolore, addirittura causa involontaria di un suicidio. Ma non è tutta visione tragica del mondo, quella del nostro autore, che se non proprio ridere sa farci spesso sorridere, con humour acuto.
Grazia Giordani

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 17 Febbraio 2008

Torna all'indice delle Recensioni