Recensioni e servizi culturali


La lettera
di William Somerset Maugham, Adelphi

Una lettera per la riscoperta di Maugham
Ci sono autori tanto popolari e amati dal pubblico quanto trattati con sufficienza dalla critica letteraria. Questo destino, messo in moto da una “criticheria” di passaparola, intenta a un’influenzarsi vicendevole, occorso un tempo a Georges Simenon – che ha ottenuto giustizia solo negli ultimi decenni – non è stato estraneo neppure a W.Somerset Maugham. Di ambedue gli scrittori Adelphi sta riproponendo, con successo l’opera omnia. Fra le ultime pubblicazioni di Maugham (1874-1965), è uscito ora «La lettera» (Titolo originale: «The Letter», pp.69, euro 5,50, traduzione di Franco Salvatorelli). La casa editrice destina questo tipo di romanzi brevi, quasi lunghi racconti, alla sezione Biblioteca Minima, ma dobbiamo proprio rilevare che la brevità della narrazione è inversamente proporzionale al grande spessore drammatico dell’azione. Tanto che ben cinque registi, dal 1926 in poi, hanno tratto film di successo da questo soggetto, di particolare rilievo quello del 1940, per la regia di William Wyler, protagonisti Bette Davis e Herbert Marshall che l’anno successivo ricevette sette candidature agli Oscar- tra cui – quelle per il miglior film e la migliore attrice protagonista.
Forse, la ragione della poca benevolenza della critica del tempo, nei confronti del grande scrittore inglese – parigino di nascita – è da attribuirsi allo spietato cinismo della sua visione del mondo e alla scarsa fiducia, addirittura antipatia, che attribuisce alla donna, quale essere umano spesso ambiguo ed infedele, ma nessuno può negare la grandezza di romanzi quali l’autobiografico «Schiavo d’amore» o il raffinato «Il velo dipinto», solo per citare due fra le tante delle sue opere ripetutamente tradotte in film, coi più grandi attori e registi del momento.
Ne «La lettera» incontriamo Leslie Crosbie, moglie di un piantatore inglese di alberi della gomma a Singapore che ha appena ucciso un amico di casa. Sostiene, con dovizia di particolari, recitando una parte da grande simulatrice, di averlo fatto per difendersi da una tentata violenza carnale. Il suo avvocato difensore apprende da un delatore che esiste una lettera indirizzata dalla signora all’ucciso. E l’autore è veramente maestro nel descriverci, per contrasto, una donna d’alta classe, apparentemente ineccepibile, dedita al ricamo, dotata di una bellezza serena, composta, da brava signora d’altri tempi. Eppure, la lettera è la schiacciante prova che si tratta di un assassinio passionale, dettato dalla gelosia. Il romanzo diventa a questo punto storia di un omicidio e di un ricatto. Quale posizione prenderà l’avvocato difensore? L’abbandonerà al suo destino o si piegherà al ricatto, inducendo l’ingenuo marito a pagare il delatore, togliendo di mezzo quella carta così compromettente ? A scoprirlo sarà il lettore di pagine tanto brevi, quanto intense come squassanti respiri profondi.
Nella vita reale, che cosa avranno mai fatto le donne all’inasprito scrittore, per indurlo a descriverle in luce sempre così fosca di ambigue mentitrici?
Anche questo è un enigma che Maugham si è portato nella tomba.
Grazia Giordani
pubblicato in Arena e Bresciaoggi domenica 30 novembre 2008

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 30 Novembre 2008

Torna all'indice delle Recensioni