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Le streghe di Eastwick
di John Updike, Guanda

John Updike, uno che le streghe le conosce bene
Che fossero streghe, fate o donne qualsiasi, risulta a chiare lettere che John Updike le donne le conosce bene anche nelle pieghe più intime dell’indole e del cuore. Lo avevamo giù rilevato leggendo «Coppie» il romanzo che negli anni Sessanta aveva suscitato tanto clamore e successo nei confronti di un autore insignito di premi letterari quali il Pulitzer e l’American Book Award, solo per citarne alcuni e ci avvaloriamo ancor più oggi in questa convinzione a proposito de «Le streghe di Eastwick» (Titolo originale: «The Witchers of Eastwick, pp.328, euro 17,50) che Guanda – in procinto di pubblicare buona parte dei romanzi dello scrittore – ci propone nell’accurata traduzione di Stefania Bertola.
In questa prima parte della saga, apparsa in America nel 1984 e divenuto anni dopo un film di successo, grazie a un eccellente cast che comprendeva Cher, Susan Sarandon, Micelle Pfeiffer e Jack Nicolson, incontriamo le streghe ancora giovani. Sono tre belle e pericolose signore rampanti, divorziate, madri non proprio attentissime alla prole che alternano disinvoltamente alle attività di tutti i giorni i loro poteri magici. E la grandezza di Updike sta appunto nel rendere reale il surreale, regalando naturalezza a vicende da favola crudele. Alexandra, la più autorevole, anche perché ormai trentottenne, cercava di sbarcare il lunario modellando “puppine”, voluttuose statuette femminili che stavano in una mano e che riusciva a vendere bene e alternava la sua attività di scultrice a quella di far scoppiare a suo piacere fulminei temporali. Jane suonava il violoncello e aveva il potere di librarsi nell’aria nelle notti di plenilunio. Sukie era una giornalista amante del gossip e capace di trasformare in animali gli uomini che ostacolavano i suoi programmi. Le tre amiche ritenevano sacri i giovedì delle loro riunioni nelle reciproche case, singolari rendez-vous pieni di risate, progetti e demoniache confidenze. L’arrivo di un uomo a dir poco strano Darryl Van Horne, tanto affascinante quanto misterioso, le mette in subbuglio, dotato di un fisic du rôle che parrebbe fatto apposta proprio per essere interpretato da Jack Nicolson. Pieno di manie, strani tic e sfolgorante grandeur, vivacizza la vita delle tre streghe ormai un po’ annoiate dalla ritualità dei loro giorni e dagli amanti mai del tutto soddisfacenti che abitano con disinvoltura i loro letti. Nel giro di poco tempo, l’abitazione sfarzosamente ristrutturata di Darryl diventa sede di incontri sessuali a quattro (impudichi ed esilaranti i bagni erotici che si concedono nell’immenso idromassaggio, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare…). Il loro è un ménage torbido e spregiudicato che finisce col creare rivalità e gelosie fra le tre amiche. Ma una giovane e ingenua donna riesce a prevalere su di loro che metteranno in moto i loro perfidi poteri per sconfiggerla.
Mentre noi leggiamo in Italia questo scoppiettante romanzo, singolare anche nel lessico, veramente scritto con penna geniale, negli States e nel Regno Unito si stanno già godendo la continuazione. Là le streghe hanno superato i settant’anni, conservando la loro naturale affascinante perfidia, pronte a mettere ancora in difficoltà il ruolo del maschio americano. «The Widows of Eastwick» s’intitola questo secondo fortunato volume, già in vetta a tutte le classifiche. Speriamo Guanda si sbrighi a portarlo anche da noi che già ne pregustiamo il divertimento.
Grazia Giordani
Pubblicato lunedì 15 dicembre 2008 in Arena e Bresciaoggi

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 15 Dicembre 2008

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