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Memorie intime
di Georges Simenon, Adelphi

Georges Simenon, le memorie intime i segreti del cuore
Si leggono con animo triplice Memorie intime di Georges Simenon (pp.1220, euro 16, traduzione di Laura Frausin Guarino), pubblicate da Adelphi che, a partire dal 1985 sta curando l’edizione dell’opera omnia del grande scrittore belga, nato a Liegi nel 1903 e morto a Losanna nel 1989. Sì, il sentimento del lettore si fa di pagina in pagina sempre più contrastante, da un lato commosso dall’addolorato monumento di tenerezza offerto da un padre alla memoria della figlia, d’altro canto percorso dal sospetto che l’autore abbia voluto instaurare una vendetta nei confronti della seconda ex moglie Denyse Ouimet, avvelenato al punto da non poter più nemmeno scrivere il suo nome per intero, abbreviandolo nell’iniziale D. La terza sensazione è quella che Simenon anche si compiaccia, narcisisticamente, di mettere a nudo il suo passato, nel contempo tentando di placare il bruciante dolore e i sensi di colpa, poiché – ormai settantasettenne – nel 1981, dopo un silenzio che dura dal 1972, a tre anni dal suicidio della figlia Marie-Jo, si decide a dare alle stampe questi Memoires intimes, quale lunga confessione dedicata alla sua figlia prediletta, ma soprattutto particolareggiato diario della sua vita, dentro cui il suo ego forte è il vero protagonista. Tuttavia, mantenendo una promessa fatta alla figlia perduta, affianca a queste sue memorie Le livre de Marie-Jo in cui raccoglie gli strazianti scritti della ragazza. All’uscita del libro, Denyse ottenne dai giudici la soppressione di alcune pagine, ripristinate nell’attuale edizione.
Un fatto è comunque certo. Simenon racconta la propria storia come nessun altro avrebbe potuto fare, in maniera del tutto impudica, senza nulla nascondere di quella sua disinvolta ipersessualità, incurante di scandalizzare e sbalordire i benpensanti. Inizia la narrazione a partire dal suo trasferimento da Liegi a Parigi, intorno agli anni ’20 del XX secolo, quando comincia a scrivere i suoi primi racconti che vengono pubblicati sotto vario nom de plume. Quindi, proprio in Francia avverrà l’incontro con la prima moglie Régine Renchon, chiamata Tigy. Con lei viaggerà in Africa, Asia ed Europa, anche in chiatta e in cutter attraverso i canali navigabili, dalla Manica al Mediterraneo. Sarà proprio a bordo dell’Ostrogoth che nascerà il commissario Maigret, origine di fama e ricchezza di Simenon. Durante la guerra, nel 1939 vedrà la luce Marc, il primogenito dell’autore. L’amore tra gli sposi si muta in pacifica convivenza, con trasferimenti in Canada e America dove avverrà l’incontro fatale con Denyse («E dire che non avevo mai creduto al colpo di fulmine e che, non più tardi di quella mattina, al capezzale di Kisling, ridevo come un matto al racconto delle sue avventure!») Più che fatale quell’incontro con la seconda moglie fu una catastrofe, poiché Simenon si ostinò a volerla salvare da sé stessa, dal suo sdoppiamento di personalità, dalla sua megalomania, dalle sue crudeltà con la figlia, dal suo mettersi scioccamente in competizione col marito. Nacquero due figli durante ancora lunghi viaggi degli sposi dalla Florida al Connecticut: John e Marie-Jo. L’ultimo figlio, Pierre, nascerà in Europa, all’inizio degli anni Cinquanta. La pazzia di Denyse, fuori e dentro dalle cliniche psichiatriche, ha raggiunto il suo acme. La vita di tutta la famiglia è un inferno. Questo non frena il volteggiare erotico di Simenon che – da sempre – ha convissuto con mogli e amanti, concedendosi anche amplessi visibili dalla controparte, eccessivo in tutto: sesso, ricchezza, viaggi, lusso, lussuria, alcol, producendo un certo imbarazzo in chi tanto lo ha amato e lo ama (sia per i suoi splendidi «romanzi-romanzi» che per il suo ciclo di Maigret) e ora è sconcertato dalla sua compulsiva personalità, nonché dall’ambiguo legame con l’amatissima figlia.
Affamato di esperienze, non tollerava l’attesa che lo angosciava, facendolo sentire «sospeso nel tempo, nel vuoto». Impaziente, dovrà imparare ad esserlo, verso la fine dei suoi giorni, soprattutto dopo il suicidio di Marie-Jo.
Tre compagne lo hanno affiancato, una ogni vent’anni circa. La terza è stata un raggio di sole nella sua scapigliata esistenza: Teresa, un po’ madre, un po’ infermiera, amante e sorella, capace di sorreggerlo e riappacificarlo con le insidie del destino.
Grazia Giordani
pubblicato mercoledì 18 novembre 2009 in Arena, Giornale di Vicenza e Bresciaoggi

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 19 Novembre 2009

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