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SIMENON Volume II
di Georges Simenon, Adelphi

Simenon intero: Maigret ma anche i romanzi duri
L’aspettativa degli appassionati di Simenon – nata nel novembre 2004, dopo la lettura del primo grosso tomo Romanzi Volume I (Adelphi, pp.1647, euro 60), comprensivo, fra l’altro, di romanzi definiti «duri» dall’autore, quali Colpo di luna e La casa sul canale -, trova finalmente soddisfazione, a sei anni di distanza, con l’uscita dell’ancora più corposo Romanzi Volume II , sempre pubblicato da Adelphi (pp.1832, euro 65), ancora una volta affidato alla preziosa cura di Jacques Dubois e Benoît Denis.
La raccolta si apre con La neve era sporca che colpirà talmente Gide – ritenuto non certo un critico dalla facile lode – da fargli giudicare «eccezionale» quello che è certamente uno dei romanzi più cupi e disperati del grande scrittore belga. La vicenda si svolge in una città volutamente imprecisata di un paese occupato. Il quasi diciannovenne Frank Friedermaier si arricchisce grazie ad attività illegali, tollerate dagli occupanti. Lotte, la madre, è disprezzata per la sua attività di tenutaria di una casa d’appuntamenti all’interno del proprio appartamento, dal figlio che non si fa scrupolo a frequentare il bar di Timo, crocevia di traffici di ogni sorta ed è in combutta con Kromer, spregiudicato delinquente. In linea con molti personaggi della letteratura simenoniana, Frank appare cinico e refrattario ad ogni forma di sentimentalismo, pronto ad uccidere senza motivo, a svaligiare la casa di chi in età infantile gli aveva dimostrato affetto, ad organizzare per conto di Kromer lo stupro di Sissy Holst, la vicina di casa che lui stesso ama suo malgrado e dal cui padre – paradigma della figura paterna, mancata nella sua vita – si sente attratto. Privo di cautele, dissennato nelle provocazioni, viene arrestato, in possesso, senza saperlo, di banconote false rubate agli occupanti. Durante gli interrogatori, picchiato senza pietà, rifiuta di fare rivelazioni. Cade quindi in una sorta di lucido delirio con cui spera di poter resistere al regime carcerario. Dopo la visita di Sissy e di suo padre, il lettore scopre quanto Frank cercava in Holst: un padre sostitutivo che «benedicesse» le sue «nozze» simboliche con la ragazza. Raggiunta in tal modo una forma di redenzione, Frank, sollevato, finalmente confessa i propri delitti e attende la fucilazione. Certamente, esordire nell’ampia silloge con La neige était sale è un modo stimolante per accendere la voglia di leggere oltre, incontrando – come nel volume precedente – anche romanzi con il celebre commissario protagonista; addirittura con un volumetto ironico (Le memorie di Maigret ) in cui Simenon sembra giocare col suo doppio.
I romanzi di questa raccolta non rispondono certo a un principio di casualità, visto che vanno da quelli del periodo americano, tra cui citiamo: La neve era sporca, Tucson, 1948: La morte di Belle, Lakeville, 1951; L’orologiaio di Everton, Lakeville, 1954 a quelli maturati in un contesto anche geografico diverso, quali «Il treno», scritto in Svizzera nel 1961. Qui ancora una volta incontriamo il tema dell’ «uomo senza qualità». Marcel Féron, vulnerato da un’infanzia disgraziata, abbandonato in tenera età da madre scostumata e padre ubriacone, privo di progetti e di sogni, miope non solo nella vista, si contenta del suo tran-tran di riparatore di radio. Maggio 1940. Le truppe della Wehrmacht occupano il Belgio, minacciando i confini della Francia. Una fiumana di profughi, in un clima di disperata incertezza prende d’assalto i treni. Marcel trova posto in un vagone bestiame, sotto lo scroscio della mitraglia tedesca, separato da moglie e figlia. Incontra una misteriosa giovane donna vestita di nero di cui non saprà altro che il nome, Anna. La passione scoppierà fatale. Simenon – contravvenendo alla sua cifra abituale, ci racconterà anche gli atti di eros più intenso, facendo dimenticare ai protagonisti la tragedia che li attornia. Lasciamo il finale, pervaso di dramma, alla curiosità dei lettori di un’opera di letteraria bellezza.
I romanzi cosiddetti della «vecchiaia», per l’argomento che trattano, quali Il gatto, scritto nel 1966, ancora una volta in Svizzera, fa parte dell’importante filone dell’autore che descrive il fallimento della vita di coppia, ispirato certamente a motivi fortemente autobiografici (più volte insistita nella fare post divorzio), visto che la rottura del rapporto matrimoniale con la seconda moglie Denyse, aveva così dolorosamente e anche ferocemente segnato l’esistenza dello scrittore. Gli appassionati del genere si augurano di vedere alle stampe un terzo volume, magari prima di altri sei anni d’attesa.
Grazia Giordani
Pubblicato in Arena, Giornale di Vicenza e Bresciaoggi venerdì 10 dicembre 2010


Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 12 Dicembre 2010

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