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Brunilde e Rosaspina
di Alessandra Tozzi, Il Cerchio

Anche se non lo sai sei davvero un mito e una fiaba
Ci ha ormai abituati da anni la casa editrice di “nicchia” Il Cerchio a presentarci una più approfondita immagine del Mito, non più inteso come invenzione di una favolistica realtà, contrapposta a quella così detta “vera”, non più pura evasione per rifugiarsi nella fantasia, ma quale occasione per volgere lo sguardo verso ai grandi, ‹‹verso noi stessi e la nostra anima assetata di Bellezza, verso le stelle, cercando i segni del nostro destino››.
Fresco di stampa, leggiamo quindi con immagato interesse Brunilde e Rosaspina- Mito e Fiaba dagli indoeuropei ai Fratelli Grimm di Alessandra Tozzi (Il Cerchio, pp.390, euro 25), nell’acclarante prefazione di Paolo Gulisano, che ci permette di comprendere a fondo come le fiabe popolari siano il frutto di una lunga serie di storie raccontate nel corso degli anni, come affondino le radici nel versatile humus della leggenda. Già Cesare Catà – e non solo lui – ci avevano messi su questa strada, attingendo anche ad autori anglosassoni come Chesterton e soprattutto Tolkien, Lewis e germanici come Ende, facendo sì che i miti d’Europa godessero di una radice unica, quasi che un’imperscrutabile fil rouge sottendesse il mito universale.
Alessandra Tozzi (1965), eccellente germanista, ci offre un saggio originale e corredato di preziose note, facendoci viaggiare dentro le mitologie di matrice indoeuropea, con particolare attenzione a quelle appartenenti ai Celti e Germani che si sono poi spinti verso Ovest e verso Nord, creando le affascinanti culture irlandesi, gallesi e nordiche.
‹‹Il mito è una costante della nostra vita – conclude la germanista - sia che lo vogliamo cercare e vedere ovunque, sia che lo neghiamo a noi stessi. L’antitesi tra il bene e il male è sempre con noi, tra le pieghe dei nostri pensieri: così sappiamo cosa va detto e cosa va taciuto, come si deve agire e cosa non è da farsi. Ogni nostro atto è scandito e giudicato in base ad essi, secondo una logica di pensiero che va al di là del più semplice bigottismo. Il patrimonio culturale che, spesso inconsapevolmente, rimane incollato alla nostra pelle, è frutto di millenni di vita, regole e istituzioni dei nostri antenati, di ideologie e pensieri consoni al buon funzionamento di un gruppo, di una società di uomini, che rispettavano la cara Madre Terra che, di per sé, è creatura perfetta. I racconti mitologici e leggendari, le fiabe e le novelle, sono per noi un prezioso specchio che rimanda in mille riflessi un’infinita quantità di azioni catalogate, di avvenimenti forse anche reali, di situazioni pericolose o propedeutiche alla vita quotidiana››.
Leggendo questo stuzzicante ed insolito saggio, è innegabile che si accendano in noi molte curiosità: Perché si usa la bacchetta magica per produrre un incantesimo? Perché gli animali riescono a parlare e ad essere compresi dagli uomini? Chi sono le fate che si presentano alla culla di Rosaspina, la bella addormentata?
Va da sé che per sciogliere questi quesiti e molti altri che ci accompagneranno nella colta e divertente lettura, non resta che immergersi tra le pagine del saggio. Non vi è altra soluzione.
Grazia Giordani
Pubblicato mercoledì 25 luglio 2012

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 08 Settembre 2012

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