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La figlia dei ricordi
di Sarah Mc Coy

Tra venti di guerra e folate profumate da una pasticceria
Uno strabiliante esordio letterario quello di Sarah Mc Coy che, col suo romanzo La figlia dei ricordi (Editrice Nord, pp.456, euro17,60, traduzione di Claudia Lionetti), ci trascina dentro le maglie di un plot narrativo che ha conquistato prima i librai indipendenti americani e, in seguito, grande massa di lettori, seguaci del passaparola.
Incontriamo in queste vibranti pagine due donne profondamente diverse: Elsie e Reba, legate inesorabilmente da un fato che incombe sui loro destini e a cui è impossibile sottrarsi.
Siamo a Garmish, in Germania, nel 1944. Respiriamo aria di festa e gustiamo il profumo di cibi prelibati. Comprensibile, quindi, che ad Elsie, dopo mesi di coprifuoco e di rinunce, quella festa di Natale sembri un sogno. Soprattutto perché è in compagnia di Josef, il più charmant degli ufficiali nazisti che l’ha chiesta in moglie. Eppure, c’è sempre un eppure a rovinare la festa, perché Elsie è impietosita da un bambino ebreo scappato dalla prigionia. A questo punto la ragazza è folgorata dall’ingiustizia della Storia. E come potrebbe essere diversamente?
Con un ardito salto geografico ci trasferiamo a El Paso in Texas. Col proposito di scrivere un pezzo di colore sulle festività natalizie, Reba entra nella pasticceria/panetteria gestita da Elsie e dalla figlia Jane. Elsie non è donna facile da intervistare, palesemente messa a disagio dalle domande della giornalista. Sembrerebbe che Reba avesse il potere di far riemergere dolorosi segreti del passato, vicende rimosse per non più soffrire. Eppure, lentamente, con la forza dell’istintiva amicizia, le due donne dipanano lo spinoso gomitolo delle loro vite.
Per Elsie, comunicare con Reba avrà il significato di ripercorrere la via e gli eventi che l’hanno portata dalla Germania agli Stati Uniti, ricordando il peso delle sofferenze belliche, per giungere al traguardo più difficile, quello di perdonare se stessa. D’altro canto, per Reba, avvicinarsi ad Elsie avrà il senso di ascoltare la voce più intima del suo animo, accettando, in fine, il fatto che la speranza possa avere origine anche dal dolore. Solo l’amicizia avrà, quindi, la forza salvifica di sconfiggere le ombre del passato.
Questo della Mc Coy, figlia di un ufficiale dell’esercito americano che – dopo aver trascorso l’infanzia in Germania, ora vive a El Paso – è un romanzo attraversato dalla inquietante ricostruzione della Germania nazista, pervaso però dal connubio di tenerezza e potenza, pieno di sentimenti d’amore e graziato dal profumo della pasticceria tedesca, di cui godiamo, in epilogo, un bel numero di ricette.
Il meritato successo è da attribuire anche alla prosa scorrevole, ovvero alla naturalezza di scrittura dell’autrice che, pur portandoci a spasso in luoghi geografici ed in momenti storici così diversi, non ci disorienta, non ci fa perdere il filo della lettura, pur densa di flash back e di rimandi. Non mancano nemmeno i personaggi maschili, con particolare riguardo per Riki, innamorato di Reba, che, come poliziotto di frontiera, dovrebbe individuare ed espellere gli immigrati. Dovrebbe. Ma, fino a quando riterrà giusto farlo? A grandi linee questa è la trama, ma i misteri e i nodi da sciogliere, ancora una volta saranno compito del lettore.
Grazia Giordani
Pubblicato nei consueti quotidiani sabato 5 gennaio 2013

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 19 Gennaio 2013

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