Recensioni e servizi culturali


Assemblaggio Némirovsky
di Irène Némirovsky, Adelphi Castelvecchi Eliot

Che Irène da cinema
Teatro d’azione è l’Islanda coi suoi cieli d’ardesia e le sue atmosfere fosche, nel nuovo giallo di Arnaldur Indridason che da qualche anno appassiona sempre più i lettori italiani del genere. In Cielo nero (Guanda, pp.341, euro 18, traduzione di Silvia Cosimini) il caso affidato al detective Sigurdur Oli, parrebbe un fatto di routine, non degno di troppo rilievo. Si tratta di un’aggressione finita in omicidio ai danni di Lina, impiegata scambista e ricattatrice alle prime armi. La sua morte sembrerebbe essere causata dalla reazione di uno dei ricatti a sfondo sessuale della donna che, apparentemente, conduceva un’esistenza come tante.
Sigurdur sta attraversando un momento difficile: non ha ancora elaborato il dolore causato dalla separazione coniugale; è oberato dai guai in cui si vanno cacciando i suoi amici; inoltre, è perseguitato dai problemi di Andrés, un alcolista sradicato che cerca di risalire la china, cancellando – si fa per dire – le ferite profonde inflittegli da un padrigno pedofilo. Un groviglio di guai che stringono alla gola il detective, sullo sfondo di un’Islanda tenebrosa non solo per ragioni atmosferiche, ma anche perché imperversa la crisi economica del 2008, con la bancarotta del paese. “Cielo nero”, infatti, non è solo il cielo cupo nazionale, ma anche è il termine con cui veniva provocatoriamente indicata la Banca d’Islanda. La ricattatrice Lina si era andata a cacciare in un gioco più grande di lei. Aveva scoperto un giro di bancari infedeli che si arricchivano speculando sulla differenza dei tassi d’interesse. Sigurdur riesce a sbrogliare l’intricata matassa – sempre attraversato dalle sue fobie e dai suoi disagi personali (a cui si aggiungono la separazione dei genitori e il cancro del padre) e risolve anche un altro problema collegato alla scomparsa di un bancario durante un’escursione su un periglioso ghiacciaio.
La nota stuzzicante dei segreti d’alcova fa bene il paio con le truffe economiche. Se a far da sfondo alla torbida azione sono i paesaggi islandesi fatti di ghiacci e lava a cui si aggiunge lo squallore sinistro di luoghi metropolitani su cui si snodano sofferte storie individuali, non ultima quella dello stesso detective, il gioco è fatto. E il giallo – letterariamente ben scritto – attanaglia la nostra attenzione dalla prima pagina all’ultima.
Sembrerebbe quasi che l’autore dell’avvincente romanzo volesse sottolineare gli antefatti della crisi economica che, attualmente, stiamo vivendo, visto che l’Islanda ne è stata colpita prima di noi.
Un giallo ad alta tensione, dunque, che si muove tra il centro metropolitano di Reykjavìk e i paesaggi di orrida bellezza dei ghiacciai , un ammonimento anche a frenare la colpevole corsa al denaro, verso il precipizio di una crisi senza salvezza.
Grazia Giordani
Pubblicato nei consueti quotidiani lunedì 10 dicembre 2012

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 19 Gennaio 2013

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