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Guarda gli arlecchini !
di Vladimir Nabokov, Adelphi

Vendetta alla russa Se sa di freddura si consuma meglio
Ancora un romanzo di Vladimir Nabokov(1899-1977), proposto da Adelphi che ne sta curando l’opera omnia da lungo tempo. Guarda gli arlecchini ! (pp.293, euro 19, traduzione di Franca Pece) è apparso per la prima volta nel 1974, ma – come accade alle opere dei grandi – non ha perso nulla del suo smalto e della sua corrosiva ironia, provocando nell’immaginario del lettore il dubbio se l’estroso autore abbia voluto scrivere un trattato sull’amore nei suoi diversi aspetti, oppure un inedito affresco sui russi emigré, cui egli stesso apparteneva o meglio ancora uno sfottò, una caustica irrisione del genere racconto autobiografico.
Eppure, il discusso autore del pruriginoso Lolita - , romanzo che gli aveva procurato scandalizzata notorietà -, di autobiografismo venato di sublimi tenerezze, ci aveva dato prova in Parla, ricordo (2010), il memoriale di un’infanzia eccezionalmente aristocratica che Nabokov esprime con la grazia mimetica di chi sa poeticamente riprodurre i chiaroscuri della natura, facendoci beare dei suoi famosi jeux de mots, delle sue allitterazioni e delle sue sinestesie, facendoci addirittura percepire – da entomologo appassionato – il fruscio d’ali di farfalle che ha saputo dispiegare per noi sulla carta.
Questa volta, la musica è diversa e l’autore sembra assumere il nom de plume di Vadim Vadimovič. Siamo nel 1974 e il settantenne Vadim, in odore di Nobel – incluso nella rosa dei candidati – ripercorre la propria vita con cruda realtà. Nato a Pietroburgo in una famiglia aristocratica, vive un’infanzia solitaria ed infelice che gli provocherà inquietanti squilibri nervosi, border line con forme di vera pazzia.
Allo scoppio della rivoluzione bolscevica (in quanti romanzi di autori russi andiamo trovando traccia del pericoloso momento! Basterebbe pensare ad Irène Némirovsky, solo per citarne una fra tutti), fugge precipitosamente all’estero, riparando in Inghilterra. Quindi, in Francia dove inizia la sua carriera di letterato, sottolineata da divertenti episodi, poiché al nostro autore non fa certo difetto anche il senso dell’umorismo. Arrogante ed asociale è martoriato da una strana malattia mentale. In realtà Nabokov stesso era affetto da uno speciale genere di sinestesia. Disturbo del quale egli descrive i diversi aspetti in molte sue opere. Nelle sue memorie Strong Opinions nota che persino la moglie e il figlio erano “sinisteti”, tendenti ad associare particolari colori a determinate lettere. Ed è storia nota che certe anomalie cerebrali arricchiscano la vis letterario-artistica di alcuni autori, come nel caso del Nostro. Quasi una marcia in più, un terzo occhio che fa vedere oltre, rispetto alle persone così dette normali.
Vadim Vadimovič, sbrigativo nei rapporti sentimentali, morbosamente attratto dal fascino impubere delle ninfette (Lolita docet), assillato dalla sensazione che la sua vita sia la parodia di un’esistenza altrui, si sposa indotto da irrefrenabili pulsioni erotiche (significative le descrizioni della giovane Iris, sua prima moglie), incapace di provare veri sentimenti d’amore. Mentre insegna, annoiato, in una università della provincia americana, vede acuirsi i suoi disturbi mentali. Dovrà aspettare molto a lungo, addirittura arrivando alle soglie della vecchiaia, per incontrare la vera eroina del romanzo. Sarà lei a sciogliergli il nodo fatale, ovvero la corrispondenza tra Amore e Arte, come a dire tra invenzione e reale.
Si divertirà l’autore a regalarsi regalandocela - producendosi in una caricatura di sé stesso - , vendetta nei confronti del fraintendimento della sua personalità, generato da quella parte della critica che non ha saputo capirlo, non abbastanza elastica ed acuta da non sapersi staccare dai significati letterali, incline a descriverlo soltanto come autoreferenziale, ossessionato dai doppi, dai personaggi marionetta. E gli arlecchini che compaiono nel titolo di questa quasi autobiografia potrebbero, in parte, esserne un esempio, nati dalle raccomandazioni di una zia che lo esortava, nei suoi anni infantili, ‹‹Smettila di tenere il broncio! Look at the harlequins! Guarda gli arlecchini!
‹‹Quali arlecchini? Dove? ›› ‹‹Oh! Dappertutto. Tutto attorno a te. Gli alberi sono degli arlecchini, le parole sono degli arlecchini: anche le situazioni e le addizioni (…) Gioca! Inventa il mondo! Inventa la realtà!›› E Nabokov ha saputo genialmente prestare orecchio a queste raccomandazioni.
Grazia Giordani

Pubblicato mercoledì 7 novembre 2012 nei consueti quotidiani

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 20 Gennaio 2013

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