Recensioni e servizi culturali


Padri
di Marco Pogliani, Mondadori

In nome del padre Saga di famiglia che scalda il cuore
Verrebbe voglia di leggerla a ritmo di rap, l’opera prima di Marco Pogliani, questo Padri Sottotitolato Una piccola grande famiglia milanese attraverso il Novecento (Mondadori, pp271 euro 18,50), perché il suo ritmo sincopato, ellittico e neofuturista ci fa pensare all’assurdo di un Marinetti dotato di profondi sentimenti cristiani, un Marinetti convertito ed intenerito dalle radicate convinzioni dell’autore che – soprattutto nel tessuto della prima parte del romanzo – ci spinge a leggerlo con respiri brevi, quasi affannati, in assenza di interpunzione che non sia il punto fermo, sopraffatti da sostantivi orfani del verbo. Milanese doc, cinquantaseienne, primogenito di Mario (ultimo di sedici sorelle e fratelli di una grande famiglia cattolica) e di Angela, figlia unica di famiglia socialista, dopo gli studi classici e un dottorato in Storia medievale, cambia del tutto strada. Lavora all’ IBM, dove si occupa di comunicazione, quindi all’Olivetti, alla Mondadori e all’Enel, per mettersi alla fine in proprio, occupandosi di aziende e della loro necessità di comunicare. Tuttora questa è la sua professione, svolta secondo i suoi intimi principi di essenzialità, quelli che gli furono inculcati dal Padre, eponimo e paradigma, per antonomasia, di tutti i Padri che in famiglia lo hanno preceduto. Niente ostentazioni, niente auto di lusso. Per girare nella sua amatissima Milano, basta la fedele bicicletta, la stessa che lo conduce a San Siro dove non manca mai una partita del Milan.
Padri è una saga familiare, che si apre sotto i nostri occhi, come un composito fiore, dove ogni petalo e ogni foglia ha un suo irrinunciabile significato; ogni personaggio ha il suo naturale posto, a partire dal nonno che tagliava tomaje (rigorosamente scritte con la j) per i migliori calzolai di Milano, dove primeggia il padre, cresciuto quasi da solo, impiegato adolescente, autista di camion in guerra. (‹‹C’eranouomini./Donne./Vecchi.Padri.Figli.Nonne./Operai./Sindaci./Maestre./Resistenti./Sfascisti./Gappisti./Sappisti./Avvocati./Farmacisti./Preti e puttane.››) . Pieno d’iniziative, questo padre intelligente, da una fabbrica di cosmetici, sale sempre più la scala sociale, mai con l’animo del pescecane, del profittatore, intento, mentre cresce la famiglia, a fare anche del bene al prossimo, perché è profondamente cristiano. E tutti lo sono in questa enorme famiglia, grande quercia dai molteplici rami, fatta di zii, cugini, cognati, suoceri, parenti stretti e collaterali, coesi, appassionatamente tutti insieme ammiratori del cugino del padre, quel don Enrico dalla rossa chioma che sa riunirli a recitare il rosario intero alla vigilia del giorno dei Morti, per tutti i loro morti, con fede sincera.
Un’autobiografia tra verità e finzione – quella dell’autore – che comprende tutta la “poglianeria”, come lui definisce la maxifamiglia che vi abita dentro, capace di farci gustare la forza dell’amore, quello con l’A maiuscola.
Particolarmente toccanti le parti legate ai ricordi personali, quelle in cui la prosa si fa più dolcemente poesia, dotata di un lirismo prosciugato, ma senza bisogno di cesure tipografiche. Ed è in queste righe che Pogliani sa dirci: ‹‹I primi ricordi sono pezzi di vetro. Vetri emergenti dalla sabbia . Caldi da toccare. Altri tagliano ancora. Altri non si trovano più. Sono in fondo. Sotto. Emergono all’improvviso. Quando vogliono loro. Poi scappano di nuovo. A nascondersi. Sotto. Non so quanti ce n’è. Sotto››.
E ci coinvolge nel profondo, presi d’ammirazione per come l’Autore ha saputo cantare l’immagine di un padre archetipo dei padri regalandoci il ritratto di un genitore capace anche di rispettare gli ideali del figlio, pur nella diversità dai suoi.
A volte, le immagini possono ancor più delle parole. E nei risguardi di copertina di questo peana al padre e ai valori della famiglia, vediamo un gruppo di lavoro nel cortile del negozio di tomaje di corso Porta Ticinese negli anni Venti. Dentro questa immagine è sintetizzata la forza del singolare romanzo.
Grazia Giordani
Pubblicato nei consueti quotidiani domenica 21 aprile 2013

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 22 Aprile 2013

Torna all'indice delle Recensioni