Recensioni e servizi culturali


Minacce di morte
di Georges Simenon, Adelphi

Quando Simenon richiamò in servizio Maigret

Quando Simenon richiamò in servizio Maigret

Adelphi traduce cinque racconti scritti tra il 1938 e il 1942




Ci sono racconti di Simenon che non avremmo mai potuto leggere tradotti nella nostra lingua se Adelphi - che si sta occupando da anni dell'opera omnia del grande belga - non ci avesse proposto il fresco di stampa Minacce di morte (175 pagine, 10 euro, traduzione di Marina Di Leo), un volumetto veramente singolare, inerente le inchieste del commissario Maigret, comprensivo di cinque racconti scritti tra il 1938 e il '42. Fatto curioso: la «resurrezione» o meglio il recupero di Maigret che Simenon, forse annoiato dal suo stesso personaggio, nel 1934 aveva mandato in pensione. Esigenze economiche ed editoriali lo spingono a richiamarlo in servizio, «resuscitando» anche due dei suoi più fedeli collaboratori: Lucas, di cui avevamo appreso la scomparsa in La signorina Berthe e il suo amante e Torrence, che era stato sconsideratamente fatto fuori già in Pietr il Lettone.
In questa silloge, l'inedito L' enigmatico signor Owen ci stupisce per la sua atipicità con il commissario che procede per deduzioni, affidandosi a una logica aliena dal suo tipico e a noi ben noto «non-metodo». In Quelli del Grand Café ritroviamo invece un Maigret meno anomalo, rispetto le nostre aspettative. Il commissario in pensione, mentre è intento a godersi le gioie della pesca e delle partite di manille nel cuore della provincia francese - in un luogo placido dove scorre la Loira - si lascia impelagare nei grovigli di una vicenda di sangue, innervosendosi al punto tale da diventare scortese, per la prima volta da quando lo conosciamo, con la Signora Maigret, l'amata Louise.
Ne Il prigioniero della strada il commissario insegue per cinque giorni e cinque notti il sospettato, senza dargli tregua, tallonandolo en plein air senza remissione. Capolavoro della psicologia simenoniana, visto che il nostro autore sa essere grande nei racconti fulminei, di breve stesura, come nei lunghi romanzi «duri», in cui ben lo conosciamo.
In Vendita all'asta sembra quasi di essere dentro un film dove la pellicola rotta viene continuamente riaggiustata, o si ha l'illusione di ascoltare un disco in cui la puntina s'inceppa sempre allo stesso punto, perché Maigret cristallizza la scena dell'omicidio e fa ripetere mille volte ai testimoni le stesse azioni. Siamo in una locanda sperduta della Vandea dove percepiamo l'odore nauseante degli acquitrini e l'atmosfera è densa di alcol e bugie.
L'ultimo racconto, l'inedito Minacce di morte, è venato anche d'ironia, non nuova. Qui, Maigret accetta obtorto collo di fare da guardia del corpo a un notabile ossessionato da fantasiose minacce di morte. Potremo così entrare anche noi nella casa di vacanze di una gretta e noiosa famiglia borghese, condividendo all'unisono le impressioni dello scrittore che, se in alcune pagine non è stato avaro di pietas nei confronti del genere umano,, qui è percorso da opposti sentimenti.


Grazia Giordani

in ARENA e BRESCIAOGGI 23/04/2014


Commenta

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 23 Aprile 2014

Torna all'indice delle Recensioni