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Giorni di spasimato amore
di Romana Petri, Longanesi

Lucia, il fantasma al quale Antonio è rimasto fedele

Lucia, il fantasma al quale Antonio è rimasto fedele

«Giorni di spasimato amore» fa vagare tra realtà e onirico


Finalmente un bel libro che leggiamo senza concederci interruzioni, perché in Giorni di spasimato amore (Longanesi, 205 pagine, 14,90 euro), nuovo romanzo di Romana Petri, incontriamo un tema insolito, originale, che ci fa vagare tra realtà e onirico, con dentro quella vena di magia, che a-vrebbe incantato Elsa Morante, non solo noi. Protagonista è Antonio che, affacciato al suo balconcino sul golfo di Napoli, guarda il mare pieno di guizzi luminosi e ascolta alla radio le canzoni di Sanremo. Parrebbe un quadretto normale, quasi oleografico da cartolina col Vesuvio sullo sfondo, ma l'autrice con sapienti flash back non tarda a farci intendere che l'uomo precocemente invecchiato, ancora dotato di notevole bellezza bionda, è ritenuto un pazzo da tutto il suo rione. In un certo senso, pazzo lo è veramente, per la morte della sua Lucia, lunga treccia nera, occhi venati d'oro, che ha conosciuto e visto uccidere da un proiettile vagante, in un giorno del lontano 1943.
Nelle pagine della Petri, vincitrice di ambiti premi letterari, tra cui il Grinzane-Cavour, il tempo si sfilaccia, cambia prospettiva, facendosi irresistibilmente obliquo, capace di condurci per mano nel mondo dell'utopia, ovvero nella tragedia di un adolescente che vive il dramma di un amore appena agli albori, tragicamente troncato. Antonio continua, dunque, ad amare con passione violenta la sua Lucia e nemmeno gli elettroshock lo convinceranno della sua morte casuale prodotta dal fuoco incrociato tra tedeschi e partigiani. Antonio non demorde, incapace fino all'ultimo di accettare la realtà, e continua a vivere, se di vita possiamo parlare, nella nostalgia, una specie di saudade partenopea, di un a-more soprattutto vagheggiato. «Volevo raccontare la nostalgia di un amore mai cominciato», chiarisce la scrittrice, «eppure di una fedeltà assoluta. La follia può sostituire una felicità mancata. Le follie nascono dalla nostalgia, dal frastornamento dell'anima».
Dunque, sempre nell'ottica della Petri, non c'è psichiatra che potrebbe guarire i suoi pazienti da «nostalgie scarnificanti» che corrodono l'anima in maniera irrimediabile ed irrisolta. Questo è un tema portante del romanzo che si incrocia e congiunge con temi, apparentemente minori, come un fiume dai molti affluenti.
Antonio lavorerà, nonostante le sue molteplici stranezze, nell'ufficio postale dove prima aveva lavorato il padre, si sposerà persino, con una malcapitata procace Teresa - su insistenza della stessa e di Silvana, la madre, preoccupatissima delle sorti del figlio - non riuscendo, però a consumare le nozze, tanto il fantasma di Lucia continuava ad abitare il suo cuore.
Le potenti cesure temporali di questo suggestivo romanzo, contrastano volutamente con le continuità spaziali. La casa sarà sempre la stessa, come in una pièce teatrale di statico scenario, così dicasi dell'ufficio postale, del ristorante dello sventurato matrimonio, dell'albergo da luna di miele non consumata. Impossibile riassumere una trama fatta di addolorati sentimenti, un mosaico di dolori e incomprensioni, in un romanzo popolato di morti viventi e di vivi che vorrebbero morire, dove l'amore è più forte della contingenza, dove il coraggio di amare e di pensare al futuro travalica e sconfigge lo scoraggiamento generale. Faremmo grave sgarbo alla brava autrice anticipando un finale di grande sorpresa che sfocia nel mondo della favola con un garbo quasi musicale.


Grazia Giordani

Pubblicato il 26/08/2014 in ARENA e nei consueti quotidiani cui collaboro







































































































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Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 26 Agosto 2014

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