Recensioni e servizi culturali


Pelle di ramarro
di Grazia Giordani, Il Cerchio

Undici racconti sull'inevitabile giostra della vita

Pelle di ramarro è il titolo sotto il quale Grazia Giordani, giornalista, scrittrice, collaboratrice delle pagine culturali del nostro giornale, ha raccolto undici racconti di diversa consistenza ed estensione (Il Cerchio Iniziative Editoriali, 98 pagine, 12,00 euro.). Diversi nella misura e nei dettagli, ma accomunati, tutti i pezzi della silloge, da una caratteristica che, nell’arte di quella forma narrativa breve che chiamiamo “racconto” (magari anche con intenzione sminuente rispetto alla forma lunga del “romanzo”) gioca un ruolo fondamentale: quello di saper racchiudere, sia pure in estrema sintesi, l’idea di un mondo intero. E i mondi interi che ognuno di questi undici titoli lasciano intravedere sono a loro volta marcati da un segno unitario, che, rubando un’espressione incontrata più volte nelle pagine del libro, potremmo definire così: vivere è un’avventura che alterna technicolor e bianconero. Ossia, in altri termini, il nostro esistere, il muoverci fra solitudini e relazioni, amori sognati o ricambiati o mal riposti, sperimentare tensioni felici o delusioni annientanti è una giostra inevitabile, inarrestabile; e la voce, o la penna, del narratore osserva dall’esterno questa giostra a montagne russe su cui corrono le creature di carta, ma poi vi sale anche e diventa con loro, altra e identica, viaggiatrice della stessa avventura.
Naturalmente il filo unitario che si coglie nei diversi testi non esclude la varietà degli intrecci inventati e della tonalità che caratterizza ciascuna; non conosciamo i tempi di composizione di questi racconti ma possiamo immaginare che siano divisi da date anche notevolmente lontane fra loro. Per esempio fra il primo racconto della silloge (quello che dà il titolo al libro e che è brevissimo) e il secondo (L’eco della montagna, articolato in sette capitoli), se l’unità può essere trovata nel proporsi entrambi come ritratti di due figure femminili dalla personalità oscuramente problematica, la declinazione di tale problematicità è poi molto diversa: enigmatica e allusiva in modo inquietantemente surreale nella densa brevità del primo testo; sviluppata come un piccolo romanzo, indulgendo anche a intonazioni in qualche modo “romantiche” nel disegno del secondo. E così la scrittura: rapida a fermare barbagli di allusività nel primo, più effusa, più segnata dal gusto di creare suggestive atmosfere di paesaggi naturali (prevalentemente veronesi) attorno all’interiorità del personaggio nel secondo. Che il primo testo corrisponda a un’ispirazione più recente dell’autrice rispetto al secondo?
Unità e varietà ben calibrate nel piccolo universo di questi racconti di amori, di coppie che si avvicinano e si allontanano, di incontri e di solitudini, di ombre che spesso oscurano le luci che pure s’erano accese. La vita fatta letteratura deve conservare – negli eventi e nelle figure di carta di un libro – le sue pieghe spesso non amene, ma anche la sua imprevedibilità: per questo il lettore troverà, nell’epilogo di un paio di questi racconti, due finali alternativi. Ma la vita delle donne e degli uomini in carne ed ossa non ha sempre un finale unico? Sì, ma la letteratura ha, in un certo senso, una marcia in più: ti dice anche ciò che poteva essere, ma non è stato.
GIULIO GALETTO
Uscito in Arena sabato 24 ottobre 2015

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 29 Ottobre 2015

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