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Gratitudine
di Oliver Sacks, Adelphi

Difficile parlare di morte con “levitas”, eppure ad Oliver Sacks riesce nella sua silloge di brevi saggi «Gratitudine» (Adelphi, pp.54, euro 9, traduzione di Isabella C. Blum). Con i quattro scritti raccolti nel volumetto il grande neurologo e psichiatra invia una lettera di congedo ai suoi lettori, dapprima rendendoli partecipi delle proprie sensazioni di fronte alla soglia degli ottant’anni e più tardi informandoli con invidiabile misura, di essere affetto da un male senza scampo. Sembra impossibile che la consapevolezza della fine possa mantenere una contagiosa vitalità nell’Autore, fatta di freschezza, passione e voglia assoluta di comunicare. «Io sono stato abbastanza fortunato – scrive - da superare gli ottant’anni, e i quindici in più che mi sono toccati rispetto ai sei decenni e un lustro di Hume sono stati densi, in egual misura, di lavoro e affetti. In questo periodo ho pubblicato cinque libri e completato un’autobiografia (un po’ più lunga delle poche pagine di Hume); e ho diversi altri libri quasi finiti». Riflettendo sulla vecchiaia, meta che spaventa la maggior parte della gente, rivela di percepire un ampliamento della vita mentale e della prospettiva. Inoltre, si ripromette, nel breve spazio di tempo che ancora gli è concessa, di «vivere nel modo più ricco, più intenso e più produttivo possibile». Pochi giorni prima della fine, contemplando la sua vita dall’alto, quasi fosse salito su un monte da cui può vedere tutta la vallata, ne rievoca i momenti essenziali, con un atteggiamento simile a quello del suo filosofo prediletto, David Hume che – avendo appreso, in maniera analoga all’Autore – di avere una malattia mortale, scriveva nella sua breve autobiografia: «È difficile essere più distaccati dalla vita di quanto lo sia io adesso».
Oliver Sacks (Londra 1933-New York 2015) autore d pregevoli saggi psichiatrici e non solo, docente alla Columbia University e presso la School of Medicine della New York University, ha pubblicato per la prima volta «Gratitudine» - ora riproposto da Adelphi - sul New York Times nel novembre 2015.






Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 17 Giugno 2016

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