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Keyla la rossa
di I.B. Singer, Adelphi

Keyla la rossa e il lato oscuro del ghetto ebraico
IL LIBRO. Adelphi pubblica il Nobel I. B. Singer
«Keyla la rossa»
e il lato oscuro
del ghetto ebraico
Grazia Giordani
Un affresco turbinoso della Polonia fra amore, passione e tabù religiosi
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lunedì 13 novembre 2017 CULTURA, pagina 49
Un I. B. Singer fuori dagli schemi quello di «Keyla la rossa», che Adelphi ci propone a cura di Elisabetta Zevi. Traduzione di Marina Morpurgo (pp.280, euro 20).
«Capitava assai raramente che una femmina già passata per tre bordelli si sposasse – scrive l’autore – Era un segno del cielo inviato a tutte le puttane di Varsavia: non dovevano perdere la speranza, l’amore avrebbe continuato a governare il mondo».
A Keyla la rossa nessuno resiste. Il suo primo protettore era stato Itche il Guercio. Ma Yarme, un seducente avanzo di galera, dopo un solo giorno e una notte con lei, l’aveva portata da un rabbino del quartiere, uno di quelli che non fanno domande, e l’aveva sposata. A Varsavia nel ghetto, in quella via Krochmalna poverissima, incantata e folle, covo di ladri puttane mendicanti, che è la strada in cui Isaac Bashevis Singer visse da quando aveva tre anni.
Alla maliarda rossa non resiste nemmeno il giovane fervido Bunem – che pure era destinato a diventare rabbino come suo padre – né l’ambiguo Max, tanto per citare alcuni dei sedotti. Se questo splendido libro è rimasto praticamente inedito fino a oggi, forse dipende dal fatto che Singer esitava ad esporre sotto gli occhi dei lettori goy il lato oscuro di quella via della sua infanzia da lui resa un luogo letterariamente mitico. Nel romanzo si parla infatti in modo esplicito di due argomenti tabù: la tratta a opera di malavitosi ebrei, di ragazze giovanissime, che dagli shtelt dell’’Europa orientale venivano mandate a prostituirsi in Sudamerica, con l’aggiunta più che disdicevole di un ebreo sia etero che omosessuale.
Comunque, a parte queste considerazioni moraleggianti, è proprio l’amore la sostanza incandescente di questo romanzo: l’amore-passione, quello che i francesi chiamerebbero amour fou, quello che non lascia scampo e che può indurre alla follia.
Alle turbinose vicende dei quattro protagonisti ( e dei numerosi interessanti personaggi minori), fa da sfondo la via brulicante, sporca del ghetto di cui l’autore ha il potere letterario di farci percepire voci e odori come in un film dall’effetto dolby. Da Varsavia a New York godiamo di affreschi possenti, quadri vivi di un’umanità estrema che ci fa azzardare un raffronto con Dostoevskij, insuperato maestro della polifonia letteraria.
Con «Keyla la rossa» - apparso a puntate sul Forverts, il quot

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 21 Novembre 2017

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