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Un caffè alll mandorle
di Massimiliano Nardi, Neri Pozza

IDentro il caffè alle mandorle retrogusto di mafia
LIBRO. Il noir di Nardi, edito da Neri Pozza
Dentro il «Caffè
alle mandorle»
retrogusto di mafia
Grazia Giordani
Il capitano dei carabinieri Perego a Palermo nel '78: fiction o realtà?
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giovedì 23 novembre 2017 CULTURA, pagina 48
La morte annunciata in questi giorni di una belva chiamata Toto Riina non ci ha arrecato certo dispiacere, anche perché ci offre il destro bello pronto, per parlare di «Un caffè alle mandorle» di Massimiliano Nardi (Neri Pozza, pp.381, euro 18).
Come un’intrigante matrioska, già nel nome dell’autore, questo noir quasi verità, debutta col mistero di un nom de plume, perché lo scrittore si diverte a giocare a nascondino con chi si appresta a leggerlo. In realtà, come si chiama?
Superato questo primo scoglio d’identità, poniamo attenzione all’avvertenza iniziale che sottolinea come: «seppur collocati nel contesto di fatti realmente accaduti, le storie narrate in questo libro sono il frutto della fantasia dell’autore. Il ruolo dei personaggi, delle società, delle organizzazioni dei partiti politici, delle testate giornalistiche, dei programmi radiofonici e televisivi, delle pubbliche amministrazioni e in generale dei soggetti pubblici e privati realmente esist,i è stato liberamente rielaborato e romanzato, così come la partecipazione alle vicende immaginarie dei personaggi inventati dall’autore. Qualsiasi collegamento con persone vissute o viventi, non esplicitamente individuate, è perciò puramente casuale. L’improbabilità degli eventi raccontati in questo libro è la prova che sono veramente accaduti»
Superato il contraddittorio avvertimento, finalmente entriamo nel milieu di una trama cinematografica che ci fa vedere lo splendore e la decadenza di una Sicilia ammaliante. Siamo a Palermo negli ultimi mesi 1978 quando il trentenne capitano dei carabinieri Perego riceve la sua nuova assegnazione, proprio nel momento in cui Anna, la sua giovane moglie, avrebbe più bisogno del suo conforto, essendo in attesa del primo figlio. Ma il capitano non può rinunciare, Palermo lo attira come una sirena col fascino innegabile della capitale di millenario prestigio, con fondali di bellezza ineguagliabile. Pur alla luce dei fatti che la città è diventata, stando ai rapporti interni all’Arma, un vero campo di battaglia tra l’ala moderata della mafia e belve come Riina e Provenzano, latitanti, quasi fantasmi, pur nella loro costante presenza, Perego non demorde. Eppure, è consapevole di avere una visione soprattutto letteraria di questa fascinosa e sfuggente terra. Conosce Sciascia, e poi neanche, perché «Il giorno della civetta» l’ha più visto in film che letto nel romanzo. Però è un giovane sveglio e curioso quanto basta, tanto che appena giunto in città, non si nega una visita al Charleston, l ristorante liberty dove Michele Greco dispensa oboli di ogni tipo per trarre a sé questuanti, oppure una riunione in caserma dove apprende che per il capo della Procura non farsi i fatti propri riguardo le cosche mafiose, significa rovinare l’economia siciliana. Pericoloso cercare di comprendere la natura di Cosa nostra in Sicilia.
Per simpatico contraccolpo, la vita del capitano è allietata dalla nascita di una figlia al Nord, a Pavia, ma le dolcezze private sono presto sconvolte dall’ uccisione di un suo confidente e la morte di Boris Giuliano, colpito vigliaccamente alle spalle.
Un persistente ed enigmatico fil rouge conduce l’intelligente capitano a imbattersi nella figura di Michele Sindona, in fuga da New York e riparato in Sicilia, protetto al punto da sconfiggere il coraggioso Perego trasferito a Roma e quindi al Nord. Ma non è detta l’ultima parola. A Pavia il nostro capitano riceve solleticanti rivelazioni inerenti Sindona, che lasciamo alla curiosità dei lettori, soprattutto a quelli amanti di un buon caffè alla maniera siciliana.
Grazia Giordani

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 23 Novembre 2017

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