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LETTERE 1929-1940
di Samuel Beckett, Adelphi

Viaggi, amori e sentimenti: lettere da Beckett
IL LIBRO. Da Adelphi una raccolta epistolare dello scrittore irlandese. Una testimonianza di 60 anni della vita dell'autore
Viaggi, amori e sentimenti: lettere da Beckett
Grazia Giordani
Gli scritti pubblicati rivelano quanto molteplici fossero le sue attività dalla lettura alle arti
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martedì 06 febbraio 2018 CULTURA, pagina 47
Ogni volta che ci accingiamo a leggere un epistolario abbiamo l’imbarazzante sensazione di origliare la vita del prossimo attraverso il buco della serratura. Ma se questo prossimo è Samuel Beckett ( 1906,Dublino -1989 ,Parigi) -, ci sentiamo assolti, perché l’autore nel suo corposo fresco di stampa «LETTERE 1929-1940» (Adelphi, pp.528, euro 50, a cura di George Craig, Martha Dow Fehsenfeld, Dan Gunn e Lois More Overbeck. Edizione italiana a cura di Franca Cavagnoli. Traduzione di Massimo Bocchiola e Leonardo Marcello Pignataro), scrive come se parlasse ad alta voce, ben consapevole del fatto che, ammirati, lo ascoltiamo parlare moltissimo e di tutto: del suo primo datore di lavoro Mr Joyce; delle regioni più impervie della psiche, che esplorava con l’aiuto di Wilfred Bion, delle numerose lingue che abitava e da cui spesso si sentiva posseduto. Delle molte donne da cui è stato amato. Non ci nasconde neppure la miseria in cui spesso è costretto a vivere, né la stupefacente quantità di rifiuti editoriali accumulati dal suo primo romanzo «Murphy». E dei suoi viaggi in Europa, su cui spicca una straordinaria esplorazione della Germania di Hitler, in cui il Nostro si addentra con il proposito di vedere quadri degli antichi maestri, come pure dei moderni, curioso come tutti gli uomini superdotati d’intelletto. Soprattutto di quelli che i nazisti, ritenendoli degenerati, avevano fatto sparire dalla circolazione.
Samuel Beckett è stato indubbiamente uno dei più grandi autori di carteggi del Novecento Le sue lettere – che coprono un periodo di sessant’anni dal 1929 al 1989, oltre ad essere straordinarie per numero ( più di 15.000 quelle reperite e trascritte dai curatori della presente edizione), lo sono anche per assortimento ed intensità. Rivelano quanto molteplici fossero le sue attività: leggere in maniera sistematica i classici e le letterature di culture diverse; impratichirsi di musica e di arti visive; tenersi in contatto con una grande varietà di conoscenti; rispondere in modo tempestivo ed educato ad ogni lettera, anche quando era famoso – premio Nobel per la letteratura nel 1969 - , solo per citare uno degli ambitissimi traguardi da lui raggiunti.
Beckett è uno di quegli scrittori al pari di Kafka e Joyce che non ebbero solo lettori, divenendo addirittura autori di culto. L’autore di «Aspettando Godot» si era trasferito a Parigi, scappando dalla detestata Dublino, per rompere il legame di amore-odio che lo legava a sua madre May, oltremodo possessiva. A Parigi conosce Joyce che ha con la nevrotica figlia Lucia un rapporto altrettanto complicato. L’attraente Lucia, viziatissima, coetanea di Samuel, se ne innamora, ma nella testa del dublinese è solo un ostacolo all’amicizia col padre e così – gli successe di rado nella vita - la respinge senza mezzi termini, involontariamente la umilia. Fine del rapporto con Joyce e fiume di lettere all’amico di college Thomas McGreevy che lo aveva presentato a Joyce. Leggiamo quindi il resoconto dettagliato della sua infinita tristezza, degli innumerevoli sintomi nevrotici: bubboni deturpanti, insonnie e soprattutto l’incrudelirsi di ataviche insicurezze.
«Sai, non riesco più a scrivere» si dispera in una lettera a McGreevy. In altre lettere non tace la sua disperazione per analoghi motivi.
Leggendo le stupende lettere di questo grande e contorto autore, uomo affascinante anche nell’aspetto fisico, conosciamo i suoi amori e i suoi umori, la sua genialità.

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 06 Febbraio 2018

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