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Lo strano delitto delle sorelle Bedin

IL LIBRO Il romanzo noir scritto da Chicca Maralfa, Newton Compton
Liti e confini “cold case” sull’altopiano di Asiago
“Lo strano delitto delle sorelle Bedin” viene riaperto dal luogotenente dell’Arma Ravidà. Tra nuovi omicidi
Grazia Giordani
Proprio in un momento in cui si parla tanto del pericolo di una guerra che potrebbe coinvolgere non solo la Russia e l’Ucraina, leggere il romanzo “Lo strano delitto delle sorelle Bedin”, scritto da Chicca Maralfa (Newton Compton Editori, pp.252, euro 9,90), provoca nel lettore una certa emozione, perché la trama del romanzo si svolge ad Asiago, nell’altopiano vicentino, teatro delle più sanguinose battaglie della Grande Guerra. L’Autrice, dotata di una penna decisa e fulminea, al contempo ricca di umanità, ci propone un cold case, un caso molto strano che sembrerebbe restare irrisolto, se non intervenisse la mente lucida ed ostinata nelle indagini del luogotenente Gaetano Ravidà, stimatissimo investigatore dell’Arma che ha lasciato la Puglia e si è trasferito al Nord. Sul paese, all’apparenza tranquillo, si allunga l’ombra di un vecchio caso mai risolto, risalente a sette anni prima: l’efferato omicidio delle sorelle Bedin, archiviato di recente. Una persona di cui non si conosce il volto, va tappezzando i muri di poesie enigmatiche che sembrano sollecitare la riapertura delle indagini su una vicenda che chiede una giusta soluzione, che non può essere lasciata nell’indifferenza dei casi dimenticati. Le vicende personali del luogotenente Ravidà s’intrecciano coi fatti accaduti nell’area di Asiago, perché lo stato d’animo dell’investigatore, ulcerato dal tradimento dell’amatissima moglie, è sempre in stato di allarme, ipersensibile ad ogni minima traccia. Scoprire la misteriosa donna che imbratta i muri allo scopo di indurre l’investigatore a riaprire il caso del delitto sulle sorelle Bedin, riaccende in pieno la sua curiosità. Questo strano personaggio femminile che vuole indurre l’ispettore alla riapertura del caso è: “ minuta, piccola di statura, i capelli raccolti in una treccia color ostrica perfettamente imbastita (…) addosso solo una tunica arancione in seta grezza”. Agli occhi dell’ispettore può assomigliare ad un’anziana dea indù o alla versione femminile di un monaco trappista. Non esita a rivelare il suo nome: ”Pertile, Angela Pertile. Lilli mi chiamano”. A Ravidà sembrò subito che la donna non vedesse l’ora di rivelare il mistero del delitto Bedin. Lilli frequentava assiduamente Pina e Carla Bedin. E facevano gruppo anche con Adelmo e Carmen Zovi. Dopo qualche tempo sono cominciati i contrasti. Le sorelle Bedin erano persone miti, ma non erano propense a concedere uno spazio sul confine agli Zovi. Lilli afferma di essere certa che sia stato Adelmo Zovi ad ucciderle. La stessa moglie del presunto omicida lo avrebbe confessato alla stessa Lilli in punto di morte. La trama del romanzo si fa sempre più torbida e aggrovigliata, sullo sfondo di un Asiago scura che parla di morte. Nel giorno della Grande Rogazione, una processione che ogni anno di snoda per trentatré chilometri attraverso i sentieri di montagna e che coinvolge tutta la popolazione della zona, un altro brutale delitto scuoterà la quiete dell’altipiano, trasformandola in tempesta. Vi saranno altre morti, altri delitti, in un clima sempre più torbido fatto di vendette e di ricatti. Una danza macabra e ossessiva. Come sempre l’epilogo di questo torbido e contorto noir lo lasciamo alla curiosità del lettore.

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 21 Ottobre 2022

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