Recensioni e servizi culturali
Infiniti peccati di Richard Ford, Feltrinelli
STORIE DI COPPIE "PECCATRICI" IN ASSENZA DEL SENSO DI COLPA
"Ho scelto un titolo ispirato alla Bibbia - afferma Richard Ford, a proposito del suo "Infiniti Peccati" che la Feltrinelli porta in Italia nell'accurata traduzione di Vincenzo Mantovani -, per dare una dimensione morale di cui soffriamo la mancanza. Quindi un punto di riferimento alto che, spero, costringa il lettore ad interrogarsi sul senso di delusione e colpa arrecato dai continui tradimenti: sentimentali, ideali e morali".
Storie di matrimoni in crisi, di coppie unite e disgiunte sull'ala del caso, quindi adultere senza il tormento della colpa, storie di solitudini dell'anima, storie di un'umanità divenuta algida e sorda ai sentimenti, sono quelle scritte dalla penna di Richard Ford. Statunitense, nato nel '44 a Jackson nel Mississipi, nei suoi romanzi l'autore mitiga la matrice minimalista (di cui Hemingway fu il massimo proto creatore), evolvendola in un forte tentativo di creare un'epica della "middle class" americana: alcuni protagonisti di questo suo ultimo libro sono avvocati, gente della media borghesia, appunto.
Gli infiniti peccati di cui ci parla la pagina di Ford traggono soprattutto origine dall'incapacità di provare sentimenti profondi, di essere fedeli, affettuosi, sinceri, coinvolti da un amore vero verso chi ci vive al fianco.
Una stigmatizzazione dell'aridità sentimentale, una freccia lanciata contro l'incapacità di aver cura e rispetto del genuino vigore dei sentimenti, vivono dentro i dieci racconti del "poeta del quotidiano", fra gli altri riconoscimenti letterari ottenuti, vincitore anche dell'ambito Pulitzer Prize.
In "Cucciolo", che apre la serie dei racconti, abita già "in nuce" la tematica fordiana: la scoperta di un cucciolo abbandonato da una ragazzaglia teppista nel giardino di una coppia di sposi, è il subliminale pretesto perché riaffiori alla mente del protagonista maschile un passato tradimento di Sallie, che giaceva dormiente e quasi volutamente ignorato, dentro il suo subconscio. Infatti, il marito non aveva mai parlato dei suoi sospetti con la sua donna, credendo addirittura "di aver superato tutta la faccenda".
Pure in "Presepe" torna il tema di tradimenti patiti da una statica Faith che riceve messaggi oltraggiosi dall'amante del marito e li subisce nella sua segreteria telefonica, e poi viene insidiata dal cognato, ma tutto rientra poi e ristagna - senza esplosioni di sorta - illuminato dall'ipocrita luce dell'albero di Natale: "Si racconteranno barzellette. Tutti si sentiranno meglio, saranno di nuovo una famiglia. Il Natale non delude mai nessuno".
Una donna, che è venuta a conoscenza del tradimento del marito, sembra - sottolineiamo sembra - in "Carità" trovare un po' di consolazione nel tentare di far alzare in cielo un aquilone che un vecchio infermo, in carrozzella, ha costruito per la piccola figlia.
Delizioso "Intimità" in cui il protagonista, improvvisatosi voyeur dalla finestra della sua stanza priva di comfort, con una stanchissima e laboriosa moglie che russa già nel gelido letto, prende a spiare lo "spogliarello" naturale di un'enigmatica, esile donna che la sera si toglie gli abiti con il gestire stilizzato e meccanico di un'attrice di film muto. In una vita senza svaghi e soddisfazioni, questo solitario divertimento serale, che procura molta eccitazione all'uomo frustrato, si prolunga nel tempo, finché non avviene l'incontro fortuito, reale, con la donna che in effetti è una vecchia più che settantenne "cinese con un paio di leggeri calzoni neri e un leggero paltò nero dentro il quale doveva avere lo stesso freddo che avevo io…"
Questi racconti senza passioni, trovano un'esplosione tragica in "Abisso". Due amanti visitano il Grand Canyon, la donna cade incespicando nel vuoto, proprio quando l'uomo sta scattandole delle fotografie. Ed è qui che "Howard comprese che in realtà ben poco di ciò che lui sapeva aveva importanza; e che comunque avesse potuto sentirsi in quel momento - se le circostanze avessero potuto essere migliori - non avrebbe più potuto sentirsi d'ora in poi. (…) E lui aveva paura, molta paura, anche se questa sensazione non lo prese nel modo preciso e inaspettato in cui aveva sempre pensato che avrebbe fatto".
Nemmeno la morte sembra, dunque, essere una realtà abbastanza tragica e dirompente per fare breccia nel cuore dei fordiani "peccatori".
Grazia Giordani
Data pubblicazione su Web: 12 Settembre 2006