I racconti di Grazia
La cartolina
Provava da sempre emozione nell’immergere
la mano in quel piccolo antro buio della cassetta postale. Una specie di ventre
materno che partoriva parole scritte, giunte da lontano. Oddio, a volte erano
solo bollette; solleciti di pagamento; réclame per apparecchi acustici
o protesi dentarie, però, qualche volta, riservava anche belle sorprese
- quel ricettacolo scuro - entro cui si impilavano le carte più disparate.
Ecco, poteva esserci la lettera di un’amica che le raccontava della laurea
del figlio o la informava delle mirabilia della sua perfetta famiglia dove tutto
filava liscio come l’olio. Nella monotonia dei suoi giorni, questo non
era poco.
Quel mattino, la piccola chiave faceva la riottosa, entrava a sobbalzi, incaponita
a tornarsene poi indietro. Se si spezza, sono rovinata! La rovina, in quel momento,
abitava altrove. La chiave, finalmente, entrò con i suoi due clic secchi
di sempre. Sul fondo nero dell’abitacolo brillava il rettangolo gioioso
di una cartolina vecchio stile, stampata al bromuro – un tempo, le pareva
si dicesse – di quelle con gli orli sfrangiati e le immagini lucide, molto
patinate. Non la voltò subito per leggere il testo, voleva andare per
gradi. I piaceri vanno centellinati, goduti a millesimi, assaporati senza fretta.
La girò con mossa molle del polso, quasi un gesto di danza propiziatoria.
«Dopo due anni (e qui vi era una cancellatura con sopra corretto: “tre
anni”) di silenzio, rieccomi a te in forma “cartacea”, non
avendo più accesso ad Internet. Un saluto dalle colline senesi.»
Seguiva una firma illeggibile.
E iniziarono le congetture.
Ma chi poteva essere?
Non ricordava nessun senese incontrato nel web.
La grafia era minuta, regolare, enigmatica solo nella firma.
Sembrava che lo scrivente volesse rivelarsi, nascondendosi.
Per giorni ci pensò, fece congetture.
Aveva quasi contato le foglie degli alberi riprodotti nella cartolina, e si
era seduta mille volte alla loro ombra, tanto quel paesaggio le era divenuto
familiare.
E se avesse preso il treno, raggiungendo la collina senese?
Pura follia!
Riconoscere un luogo preciso da un’immagine collinare era un progetto
senza speranza.
Ecco, se lui, quel misterioso interlocutore, avesse avuto ancora accesso in
Internet, forse – leggendo questo suo racconto – sottolineo forse,
adesso avrebbe potuto uscire dall’ombra. Ma i “se” non servono
a nulla, quando non conducono a una soluzione possibile.
Meglio gettarla via quella cartolina, sbarazzarsene, perché stava diventando
un morboso rompicapo, un inutile perditempo dei suoi farneticanti pensieri.
Meglio accontentarsi delle réclame, in fondo essere aggiornata sugli
apparecchi acustici e sui guai dell’incontinenza non era poi così
male; c’erano anche le illustrazioni a colori. E, nella vita, il segreto
è sapersi accontentare…
Grazia Giordani