I racconti di Grazia


Terzetto

L’ascensore

«A che piano scende?»
«Per ora non scendiamo, siamo fermi.»
«Lei sarà fermo, io vorrei scendere.»
«Se si potesse, io vorrei salire!»
«Vede che è solo questione di mettersi d’accordo!»
«Allora, andiamo!»
ssssssssssssplascpataplasccccccccccccccccbummmmmmm
«Cos’è questo rumore?»
«Ah, niente, è solo la vecchietta del piano di sopra che è caduta nella tromba delle scale.»
«Non sapevo che le scale suonassero!»
«Solo la tromba, qualche volta, sempre in tonalità minore.»
«Così diventano gradini?»

Lo sbadiglio

«Si stirò, attorcigliata nelle coperte, e spalancò la bocca in uno sbadiglio così largo da contenere gran parte della sua vita. In effetti, fu proprio dentro quella voragine che ripresero a vivere i suoi fantasmi del passato Amori finiti, amori mai nati. Forse non stavano propriamente comodi, stuzzicati dalla lingua incatramata dal tabacco, così costretti dentro un’arcata di denti non proprio smaglianti.»
«Non mi piace l’incipit di questo tuo racconto – le disse, placido, il marito – normalmente scrivi storie eleganti, dove si respira un’aria chic…»
«Sono cambiata…»
«Un nuovo amore?»
«Nuove passioni?»
«No, ma non riesco ad uscire dal mio stesso sbadiglio…»

martedì, maggio 18, 2004

 

Il citofono

«Benarrivata! Sei elegantissima!»
«Guarda, Sergio come sta bene questo vestito a Lara e come la smagrisce, la fa sembrare una libellula!»
«Ma Lara è una libellula
«Sediamoci a tavola.»
«Che bontà il tuo soufflé, Giuditta!»
«Che prelibatezza!»
«Grazie, grazie, grazie per la vostra divina ospitalità. E che cena squisita!»
«Grazie a voi per la vostra preziosa presenza.»
(Blinnnnnnnnnnnnnn ascensore in discesa)
«Quella Giuditta peggiora di giorno in giorno; il suo soufflé era vomitivo.»
«E Sergio è un emerito cornuto.»

Morale: Mai ascoltare al citofono i commenti di amici che si stanno accomiatando da casa vostra… tanto più che Lara – mi assicurano – sembrava una mongolfiera..

Grazia Giordani

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