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Storie di provincia 7

La vita qui sembra scorrere piatta e sonnolenta, eppure ogni tanto accade qualcosa che dà uno scossone a questo scirocco vischioso che pare essere incapace di far stormire le foglie… Pochi giorni fa c’è stato il fattaccio dei marocchini “dinamitardi” e un decennio fa le lettere anonime del “Cantastorie”, così si firmava questa maligna mano nell’ombra.
Fogli dattiloscritti, con l’inchiostro della malevolenza, hanno invaso per lunghi mesi, la nostra piccola città.
Sono stata rimproverata – per la prima volta in vita mia - dalla redazione del “Carlino” di Rovigo, perché ho volutamente ignorato il fatto, gettando la lettera nell’immondizia, anche perché mi sono sentita provocare all’inverso, dalla frasetta finale: «E ci rimettiamo alla penna brillante e controcorrente di G.G., pregustando il pezzo che saprà ricavare da queste succulente rivelazioni…»
La stampa nazionale ha inzuppato il pane dentro la miseria di quest delazioni di corna, usura e biechi “peccati” delle famiglie locali (reclamizzando anche parti anatomiche di alcuni dongiovanni, forniti di un ferro del mestiere addirittura di “diamante”), da cui sono derivate anche separazioni coniugali; mariti mesi alla porta; mogli cacciate di casa, schiaffoni a gogò; e – persino – un suicidio, a distanza di qualche tempo.
Il fatto grave era che il “Cantastorie” cuciva abilmente cose vere con verosimili, gettando fango a palate su colpevoli ed innocenti…
Meglio che spiri sempre lo scirocco qui da noi, lasciamo la “bora” di calunnie e delazioni in altri lidi, per l’amore di Eolo, “re dei venti” !
Per chiudere con un episodio leggero, anche se volgarotto, una sera a cena mi hanno raccontato un fatterello buffo, inerente la famigli di due anziani tabaccai del luogo, molto bigotti. Una loro cameriera, non proprio discreta, che pernottava nella stanza accanto, avrebbe sentito la signora, svegliatasi come sempre all’alba, dire al consorte: «Serve niente dal santo matrimonio, innançi ca me meta le mudande, par andar a messa prima? – Serve niente dal santo matrimonio, prima che indossi le mutande, per andare alla prima messa?».
L’indiscreta “fantesca” non ha mai riferito la risposta del coniuge, svegliato all’alba, per soddisfare sue eventuali esigenze.

(alla prossima)