|
La vita qui sembra scorrere piatta e sonnolenta,
eppure ogni tanto accade qualcosa che dà uno scossone a questo
scirocco vischioso che pare essere incapace di far stormire le foglie…
Pochi giorni fa c’è stato il fattaccio dei marocchini “dinamitardi”
e un decennio fa le lettere anonime del “Cantastorie”, così
si firmava questa maligna mano nell’ombra.
Fogli dattiloscritti, con l’inchiostro della malevolenza, hanno
invaso per lunghi mesi, la nostra piccola città.
Sono stata rimproverata – per la prima volta in vita mia - dalla
redazione del “Carlino” di Rovigo, perché ho volutamente
ignorato il fatto, gettando la lettera nell’immondizia, anche perché
mi sono sentita provocare all’inverso, dalla frasetta finale: «E
ci rimettiamo alla penna brillante e controcorrente di G.G., pregustando
il pezzo che saprà ricavare da queste succulente rivelazioni…»
La stampa nazionale ha inzuppato il pane dentro la miseria di quest delazioni
di corna, usura e biechi “peccati” delle famiglie locali (reclamizzando
anche parti anatomiche di alcuni dongiovanni, forniti di un ferro del
mestiere addirittura di “diamante”), da cui sono derivate
anche separazioni coniugali; mariti mesi alla porta; mogli cacciate di
casa, schiaffoni a gogò; e – persino – un suicidio,
a distanza di qualche tempo.
Il fatto grave era che il “Cantastorie” cuciva abilmente cose
vere con verosimili, gettando fango a palate su colpevoli ed innocenti…
Meglio che spiri sempre lo scirocco qui da noi, lasciamo la “bora”
di calunnie e delazioni in altri lidi, per l’amore di Eolo, “re
dei venti” !
Per chiudere con un episodio leggero, anche se volgarotto, una sera a
cena mi hanno raccontato un fatterello buffo, inerente la famigli di due
anziani tabaccai del luogo, molto bigotti. Una loro cameriera, non proprio
discreta, che pernottava nella stanza accanto, avrebbe sentito la signora,
svegliatasi come sempre all’alba, dire al consorte: «Serve
niente dal santo matrimonio, innançi ca me meta le mudande, par
andar a messa prima? – Serve niente dal santo matrimonio, prima
che indossi le mutande, per andare alla prima messa?».
L’indiscreta “fantesca” non ha mai riferito la risposta
del coniuge, svegliato all’alba, per soddisfare sue eventuali esigenze.
(alla prossima) |