Recensioni e servizi culturali


L'altra sera di Enrico Palandri, Feltrinelli

UN AMORE CONIUGALE
"Penso all'altra sera e a tra poco, quando ti rivedrò, e come l'adagio di una musica attenderò che tu muova la testa per veder cadere una ciocca di capelli sulla tua fronte e ascoltare tutta l'orchestra che si sveglia…"
Queste righe stampate nella pagina di "L'altra sera" (Feltrinelli), nuovo romanzo dello scrittore veneziano Enrico Palandri, acuto autore di libri di successo, ci offrono uno stuzzicante flash sulla storia di un singolare amore coniugale.
"Anche se in realtà i due protagonisti principali sono divorziati - ha affermato Palandri nel corso di un'intervista - il loro resta un matrimonio, un nodo che non si scioglie. L'amore nel matrimonio è uno strano intreccio di passato e presente, nostalgia e lavoro. Non è solo desiderio, futuro immaginato, il lieto fine in cui gli amanti finalmente si mettono insieme, che conclude tutte le storie di corteggiamento. Nel matrimonio si lavora anche con l'insufficienza dell'amore, quando si tratta di tener insieme una famiglia. Perché volersi bene da solo non basta, ci sono troppe tensioni contraddittorie, soprattutto oggi, ambizioni professionali, sessuali, sentimentali, di realizzazione che rendono lo stare insieme un lavoro complesso…"
Giacomo e Pauline, protagonisti della narrazione, si sono dunque incontrati di nuovo "l'altra sera", anni dopo il divorzio, quando la forza dell'amore ha ripreso a farli palpitare di questo insopprimibile sentimento.
Giacomo è un giornalista e sta seguendo a Parigi la Nazionale di calcio durante i Mondiali del '98 (e sempre dalla voce dell'autore intervistato, si può apprendere che "potrebbe essere un Biagi o un Bocca, un po' più giovane ma di una fama simile (…) da questo suo servizio nasce o rinasce l'incontro con Pauline").
A Parigi lo attende una famiglia spezzata, piena di contrasti e contraddizioni, anche da parte dei figli slegati e profondamente diversi fra loro.
Eppure, eppure in Giacomo si risveglia la purezza ardente del ragazzo di un tempo, capace di cancellare le incomprensioni, i labirintici nodi delle rotture, gli impedimenti della passata incomunicabilità.
E, a guidarci in questa lettura, riascoltiamo ancora la voce-guida dell'autore, riguardo al fondale su cui prende vita la narrazione: "C'è sia nella scena parigina che in quella interna, familiare, un antifascismo che ricorre nel libro. Non quello storico (…) ma antifascismo opporsi al razzismo, alla misoginia, oppure opporsi al mito maschilista dell'uomo forte, che altro non è che un uomo debole, dominato dalle proprie paure…"
Risulta chiaro, ai nostri occhi, l'intento dell'autore - parlando di un amore che sembra rinascere per miracolo e di una famiglia allo sbando che ritrova motivi di coesione - di tracciare anche un affresco della società d'oggi vulnerata da violenze intime ed esterne, di prevaricazioni politiche e sociali, tali da incidere anche sul valore dei sentimenti, perché la vita dell'uomo non è fatta di isole, ma di momenti intersecati e strettamente comunicanti.
L'incontro di Giacomo e Pauline avviene a Pigalle, la mattina di Italia-Francia, qundo si respira il momento agitato con la presenza di hooligans e poliziotti. Ed è proprio qui che rifiorisce la "complicità", quel sentimento raro e prezioso per la buona riuscita di un'unione. Rinasce la speranza; rinasce la voglia di ricostruire l'amore.
Scritto con prosa musicale, ritmata da accenti lirici, la narrazione si conclude con un rasserenante happy end, e anche a noi fa piacere leggere le parole di Giacomo che dice alla sua Pauline: " No. Pauline, sei stata molto di più del dovere, molto altro, l'ho saputo quando mi hai preso per mano e ho sentito di nuovo il desiderio della felicità. Uno slancio pieno di illusioni che ancora e più che mai riesci a risvegliare in me, anche solo spostandoti la frangia dagli occhi…"
Sebbene spesso la vita sia specchio della letteratura, perché gli scrittori la prendono a paradigma delle loro storie, leggendo Palandri, una volta di più vorremmo che il suo romanzo fosse stretta realtà. Perché tutti abbiamo voglia e bisogno di favole, ogni tanto.

Grazia Giordani

Torna all'indice delle Recensioni