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L'amore è il delitto perfetto di Jean-Claude Lavie, Baldini&Castoldi

AMARE È FOLLIA?
Se fossimo presi dallo spleen per il grigio trascorrere dei giorni sempre uguali - soprattutto in provincia -, saremmo certamente solleticati da una corrispondenza epistolare, che tocca i grandi temi sugli "esseri viventi inorganici", teorizzati da Carlos Castaneda - vera o immaginaria che sia -, come quella che è intercorsa tra lo psicanalista Jean-Claude Lavie e l'americana M.L., che ci è dato conoscere solo attraverso le iniziali del suo nome. Questa opportunità di lettura ci è offerta dal saggio L'amore è il delitto perfetto, uscito dalla penna di Jean-Claude Lavie, pubblicato in Italia per i tipi della Baldini & Castoldi, con intelligente traduzione di Idolina Landolfi, figlia di Tommaso Landolfi, uno degli scrittori italiani, più originali e "difficili" del nostro panorama letterario.
L'autore - membro dell'Associazione Psicanalitica Francese - che ha pubblicato numerosi saggi nella prestigiosa rivista "Nouvelle Revue de Psycanalyse", si è affermato come uno dei maestri più amati e seguiti della scuola di Jacques Lacan (morto - quest'ultimo - ottantenne a Parigi, sua città natale); con il saggio in questione, scritto con stile letterario e con animo "trasgressivo", a volte persino motteggiatore, ha riscosso grande successo in Francia, parlando anche a quei lettori che non si sentono proprio addentro al linguaggio psicoanalitico e alla sua terminologia per addetti ai lavori.
A regalare levitas all'argomento profondo è il tono che Lavie riesce a tenere, inframmezzando la narrazione con apologhi, favolette, paradossi e calembour che devono aver messo a dura prova il compito di tradurre - interpretando - della Landolfi.
Lavie parte dalla storiella della morte del suo gatto - soppresso per eutanasia dal veterinario - e comincia a chiedersi e a chiederci cosa possa nascondersi nello sguardo dell'animale morente: amore, sorpresa o rimprovero? L'ansia racchiusa dentro questa enigmatica domanda è il motore che avvia tutti gli altri dubbi e quesiti atti a porre in luce - dal senso di colpa che resta in noi con la morte di chi ci precede - chi realmente siamo, proprio attraverso i grandi temi di Amore e Morte, scoprendo che pensare ed essere non sono sinonimi, e sfatando molti dei nostri valori acquisiti.
Di pagina in pagina le scoperte si fanno sempre più accattivanti e dense di esistenzialiste novità per il lettore che finisce con lo sdraiarsi spontaneamente sul "lettino" dell'analista, coinvolto dalle libere associazioni, dal valore dei lapsus e dall'analisi del transfert, che l'autore presenta in un look, a volte spregiudicato e controcorrente, ma generoso nel proporci esempi - tratti dalla sua esperienza professionale -, in cui chi abbia dimestichezza con la scuola lacaliana, sente il grande rispetto per il messaggio freudiano e soprattutto per come Lavie ritenga che in psicanalisi spesso conti più il "come" si parla che "ciò" che si dice. Già Lacan era stato fortemente polemico nei confronti di una terapia intellettualizzante.
Resteremo stupiti apprendendo l'aggressività nascosta dentro l'espressione T'amo, ispirata dal desiderio di possesso, seppure animata da sentimenti sublimi, apprenderemo che: "Aggredire, soffrire, tormentare, soddisfare, sforzarsi, contrariare, sottomettere, sparire, deperire, seminare la discordia, tacere, subire, essere gentili, rinunciare...L'amore si estorce, si merita, si mendica o si attende. Ciò che in suo nome ciascuno infligge agli altri o a se stesso gli sembra sempre pienamente legittimo. L'amore è il delitto perfetto!"
Lo psicanalista ci porta, sornione e dissacratore, a cancellare false certezze, vieti luoghi comuni, servendosi di un suo ironico linguaggio a metà via tra il letterario e il filosofico, capace anche di regalarci un "divertimento dolce-amaro", facendoci pensare al suo "intrigante" asserto per cui: "A che cosa ci si espone, quando si ama? Al peggio, evidentemente! Dell'altro come di se stessi. L'amore invita a soffrire e a far soffrire. Soddisfa finché è cieco. Veste di nobiltà le nostre debolezze più grandi. Come tenerlo a bada quando comanda? In suo nome, tutto si può fare. In suo nome, tutto si fa. Non è una follia amare?"

Grazia Giordani

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