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Presto con fuoco di Roberto Cotroneo, Mondadori
Potrebbe essere sottotitolato Amorosa passione 
  musicale l'ultimo romanzo dello scrittore Roberto Cotroneo - autore di Presto 
  con fuoco, edito da Arnoldo Mondadori - critico letterario che, dalle pagine 
  dell'Espresso, ha fatto "piangere" fior di scrittori, con la sua penna 
  al vetriolo.
  Nel '94 aveva pubblicato, per i tipi della Frassinelli, Se una mattina d'estate 
  un bambino, Lettera a mio figlio sull'amore per i libri (cinque edizioni, 
  in corso di traduzione in quattro lingue), e un saggio sulla narrativa di Umberto 
  Eco : La diffidenza come sistema (Anabasi-'95), ma è con Presto 
  con fuoco che raggiunge la pienezza della sua maturità letteraria.
  L'ultima fatica dello scrittore astigiano è dunque infocato sinonimo 
  di passione dalla prima all'ultima pagina, espressa con trovata di grande originalità, 
  sopra un pentagramma di scrittura che sembra riprodurre quasi una simbiosi, 
  un parallelismo tra la "partitura" interna dell'autore e la frase 
  materialmente scritta. L'opera tutta è pervasa da una vis medianica ed 
  esoterica che crea un clima allucinato veramente intrigante e suggestivo, da 
  film di Stanley Kubrik - quello di Chining.
  E' facile supporre che Cotroneo si sia ispirato al grande Arturo Benedetti Michelangeli, 
  visto che il protagonista ha molti punti in comune con il pianista scomparso, 
  facendolo vivere in parallelismo con Frédéric Chopin, alla ricerca 
  spasmodica ed ossessiva di una misterica "calligrafia delle passioni".
  Questo giallo sofisticato e cerebrale, vissuto dentro un'atmosfera piacevolmente 
  morbosa, offre all'autore il pretesto per sciorinare tutta la sua grande cultura 
  filosofico-musicale, indulgendo forse talora a troppo pignolo tecnicismo, a 
  cui fa sempre però da controcanto, la sapienza nel correre dall' Ottocento 
  ai giorni nostri, in un gioco lievemente perverso che affascina e intriga.
  La grande protagonista del romanzo è la quarta Ballata di Chopin - con 
  le sue inedite "note di coda", cuore dell'arcana "calligrafia 
  delle passioni" - composta per Solange Dudevant, figlia di Georges Sand, 
  celebre amante del musicista, quasi reincarnata in una nuova Solange, amata 
  dal protagonista : un "doppio"che inquieta e aggiunge mistero.
  Non tardiamo quindi ad accorgerci di essere di fronte ad un romanzo di sdoppiamenti 
  e parallelismi, ad un romanzo del mistero della vita (pagg.53-54), scritto sopra 
  un pentagramma di "circuito mentale" e di umane inquietudini ; romanzo 
  in cui persino Dio ha un suo astratto spazio musicale, quale "suono dell'universo" 
  (pagg.106-107) ; romanzo di sedute spiritiche al pianoforte (pag.96).
  La narrazione a ritroso nel tempo - dal 1849, anno della morte di Chopin - regala 
  all'opera un ritmo serrato, percorso da continui flash-back, atto a proiettare 
  il lettore in una "schizofrenia" tra la vicenda di Chopin con la sua 
  Solange e quella del pianista (Arturo Benedetti Michelangeli ?) con la sua donna 
  quasi reincarnazione della prima.
  La musica che esce prepotentemente fuori dalla pagina ha la struttura di "colonna 
  sonora della vita", di "contrappunto dei pensieri" dell'autore 
  e di continui transfert tra il protagonista e i grandi interpreti di Chopin 
  del passato : possiamo godere così anche di piccoli ritratti di Cortot 
  e Rubinstein, e per merito della penna di Cotroneo, tutto un mondo di maghi 
  del pianoforte ci danza - o meglio - suona intorno, riempiendo la pagina di 
  colte armonie. 
  La vita del protagonista è continuamente intrecciata a doppio filo con 
  quella del grande polacco, in una simbiosi allucinata con giochi prospettici 
  che ci riportano dentro certa pittura di Paolo Uccello. Tanta è la cultura 
  musicale di Cotroneo che ci vien fatto di sospettare che nella forza ludica 
  degli sdoppiamenti, ci sia un po' anche della sua anima, della sua inquietudine 
  esistenziale, della sua intellettuale ricerca di un quid misterioso e irrisolto, 
  sofferta "calligrafia delle passioni", che solo menti speciali potrebbero 
  leggere, perché ammaestrate dal "sublime dinamico" kantiano, 
  ma che pochissimi cuori sono in grado di cogliere, nella pienezza di un artistico 
  abbandono.
Grazia Giordani