Recensioni e servizi culturali


Saggi, Prose, Racconti di Virginia Woolf, Mondadori

ENTRARE NELLA "STANZA" DI UNA GRANDE SCRITTRICE
"Se vuole scrivere romanzi una donna deve avere del denaro e una stanza tutta per sé". Questo scriveva Virginia Woolf negli anni Venti, e a noi oggi l'illusione di entrare nella sua "stanza" - e quindi anche nel suo intimo sentire -, la sa regalare l'intelligente impegno di Nadia Fusini che, per "I Meridiani" di Arnoldo Mondadori, ha curato Saggi, Prose,Racconti della più grande scrittrice del Novecento. Avvicinando la Woolf, guidati dalla mano esperta della curatrice, ci accorgiamo di sfatare pregiudizi e di scoprire lati del carattere e dell'inclinazione artistica della stupefacente londinese veramente intriganti, supportati anche da inediti: Roger Fry, ad esempio, in Italia non era mai stato tradotto, prima che la Fusini vi mettesse mano.
La Cronologia puntuale e arricchita da flash e riflessioni - dal 1882 anno in cui la Woolf vide la luce, figlia adorata del critico letterario Leslie Stephen e di Julia Prinsep Jackson, al 1941, anno del suicidio dell'autrice -, è una biografia-viaggio atta a farci correre, a nostra volta con passo "ondivago" dentro le strade di lettura, resi più consapevoli dello stile e delle scelte di un'autrice a cui dovremo uniformarci, se vogliamo veramente comprenderla. A questo proposito, acutamente la curatrice sottolinea come Virginia Woolf "dichiaratamente esibisce e smaschera nei due saggi più celebri Una stanza tutta per sé e Le tre ghinee l'effettiva credenza sociale, collettiva che la donna in sé non esiste; (e difatti o è madre, o è sorella, o è figlia), la donna, dicevo, divaga, ondeggia, ancheggia; rispetto al territorio ha un andamento piuttosto basato sul fiuto che sulla cartografia". L'ondeggiare della Woolf - sia come autore di racconti e romanzi che come critico e saggista - nasce dal dualismo che convive in lei tra il razionalismo assorbito dal padre e la tendenza ad essere imaginifica, divisa in due tra ragione ed emotività. Inizierà a pubblicare come giornalista culturale per il "Times Literary Supplement", il "Guardian", il "Cornbill" e la "National Review"; all'inizio saranno recensioni che nemmeno firma, pian piano progredirà in un climax sempre più soddisfacente che la farà salire nell'empireo della critica letteraria vera e propria. Leggerà in maniera indefessa classici e contemporanei, saggista sui generis come possiamo constatare a chiare lettere negli scritti del primo Common Reader (uscito nel '25, lo stesso anno della Signora Dalloway). Il suo piglio non è mai pedante, sapienziale; riesce ad insegnare, senza essere didascalica, proprio per il tono colloquiale e persino divertente, che mette in luce non solo la sua cultura, ma anche e sempre un'ironia intelligente di squisito marchio anglosassone. L'artista e il critico sono un'unica persona, sempre volta a non predicare le sue verità, né ad intimidire con il suo sapere il lettore; il critico deve dialogare, rivolgendosi al "lettore comune". Non appare contraddittorio che la frequentatrice del super elitario Bloomsbury, l'intellettuale sofisticata rappresentante dell'alta borghesia, la scrittrice simbolica del "flusso della coscienza" scelga come suo interlocutore proprio un "lettore qualunque", piuttosto che un raffinato snob del sapere? La snob di Bloomsbury - sottolinea la Fusini - ha una mente libera, aperta, radicale. La tradizione in cui volentieri si arruola è quella cui del resto per nascita di classe appartiene (anche se per sesso le è in parte proibita); è la tradizione di Cambridge e Bloomsbury appunto che afferma il valore dell'individuo contro ogni autorità e conformismo.
Gli snobismi dell'autrice eventualmente saranno altri (si veda Sono una snob? In Momenti di essere, dove la Woolf, con spiritosa autocritica, atta a darci anche la misura delle sue costanti insicurezze, fra l'altro scrive: "L'essenza dello snobismo è di fare colpo sugli altri. Lo snob è una creatura eccitabile, scervellata, così poco soddisfatta della propria posizione, che per darsi consistenza non fa che sventolare in faccia agli altri titoli e onorificenze perché si convincano, e convincano lui stesso, di ciò di cui in realtà non è affatto convinto - di essere lui, o lei, una persona in certo senso importante. È un sintomo che riconosco in me..."
Gli anni d'oro della sua produzione sono quelli che corrono tra il '22 e il '32 in cui la scrittrice-saggista pubblica febbrilmente: Jacob Room, Mr Bennet and Mrs.Brown, The Common Reader First Series, Mrs. Dalloway, To the Lighthouse, lo splendido Orlando - suo capolavoro ispirato a Lady Vita Sakeville West - A Room of One Own, Street Haunting, On Being Ill, The Waves e Common Reader: Second Series.
Nel 1912 la trentenne Virginia si sposa con Leonard Woolf che rinuncia, per starle vicino, ad una brillante carriera coloniale. La passione dell'intellettuale animatore dei raduni di Bloomsbury non riscalda l'algido corpo di Virginia che si lascerà più tardi infuocare invece dall'avvenente Vita Sakeville West, come apprendiamo anche dalle lettere - struggenti documenti amorosi - che troviamo quale parte finale in Saggi, Prose, Racconti, tradotte da Andrea Cane, Nadia Fusini, Silvia Gariglio, Silvia Gianetti e Camillo Pennati.
Quello dei Woolf - nonostante la mancata union fisica - apprendiamo dalle lettere - fu un matrimonio all'insegna dell'affetto e della profonda intesa intellettuale. Leonard era sempre entusiasta degli scritti di Virginia; solo nel caso della biografia dell'amico pittore e scrittore Roger Fry mosse delle riserve. La Woolf era ultrasensibile alle critiche, piena sempre di insicurezze e costantemente tormentata dal dubbio e da veniali invidie nei confronti di autori che riteneva essere maggiormente dotati o maggiormente acclamati da critici e lettori.
La dettagliata cronologia del testo ci informa anche dei successi editoriali dei coniugi Woolf che, con la loro Hogarth Press pubblicano non solo quasi tutte le opere di Virginia, ma anche The waste Land di T.S.Eliot e opere di Katherine Mansfield, la grande rivale della nostra scrittrice. Molti lutti addolorano la vita e sconvolgono la psiche della fragile, sensibilissima Woolf, la stessa Sakeville West la ferisce dimostrandole infedeltà; gli orrori della guerra finiscono con lo sconvolgere completamente l'equilibrio della scrittrice che si getta nel fiume Ouse.
Le ultime sue lettere sono indirizzate a Leonard e alla sorella Vanessa.
"Sono certa che sto di nuovo impazzendo, sento che non possiamo affrontare un altro di quei periodi terribili" - scrive al marito; "L'ho combattuto questo male, ma ora non più" - sono le estreme parole alla sorella - il congedo di una scrittrice che aveva anche saputo tanto sorridere e guardare con ironia alla vita.

Grazia Giordani

Torna all'indice delle Recensioni