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    Avendo imboccata la via del “dopoteatro” 
        - di cui abbiamo parlato nel precedente pezzo, a proposito di Raf Vallone 
        – restiamo ancora qui un poco, facendo riaffiorare alla memoria 
        altri episodi legati alla stagione teatrale da noi. 
        «Potresti ospitare a cena Corrado Pani e la sua compagnia, la settimana 
        prossima?» - questo è stato il tenore della telefonata dell’allora 
        sindaco della nostra piccola città. 
        Che sono curiosa non è un mistero e che ami l’arte, in tutte 
        le sue forme nemmeno, quindi fui ben lieta di mettermi in cucina. Partecipò 
        ai preparativi persino mia madre, standosene alla larga, però; 
        preziosa “eminenza grigia”, confezionando per l’antipasto 
        i suoi famosi mini calzoni salsiccia e mascarpone (bocconcini da re). 
        Preparai un consommè di verdure, come “entratura” e 
        poi pasticcio di tagliatelle con ragù alla bolognese, il mio ottimo 
        vitello tonnato, servito in corona di fette d’arancia e limone, 
        sovrastate da olive alternate nere e verdi (sappiamo bene come l’occhio 
        voglia la sua parte!), verdure miste e – per dessert –un budinone 
        rosso all’alkermes che pareva avere figliato piccoli crème 
        caramelle che gli sedevano, riverenti, intorno. 
        Bene, andiamo a teatro trepidanti, tavola già apparecchiata con 
        gli sfilati siciliani e gli argenti di famiglia… 
        Sciopero degli attori, per ragioni di non avvenuti pagamenti. 
        Concitati e litigiosi sono venuti comunque, con sindaco ed assessore, 
        alla mia tavola. 
        Grande malumore. 
        Con piatti di portata e zuppiera era tutto un andare e tornare dalla cucina. 
        «Scusa, mangeremo dopo (quando pensavo io, che era già 
        quasi mezzanotte!); possiamo usare il tuo telefono? Non era ancor 
        epoca di cellulari. 
        Per un’ora e più chiamarono ovunque da New York a Timbuctù…con 
        il controcanto in sottofondo di mio marito ( «’Oi de cani 
        de scroconi i ne fa andare in malora la çena e i ne manda in rovin 
        co’ tuto’sto telefonare… -Figli di cani di scrocconi; 
        fanno andare in malora la cena e ci mandano in rovina con tutto questo 
        telefonare…). 
        Il profumo delle vivande li ammansì gradatamente. 
        Iniziarono a sbocconcellare e poi divorarono tutto con grande appetito, 
        raccontando aneddoti, rifacendo il verso a colleghi, inscenando un teatro 
        tutto per noi. L’unico impensierito continuò ad essere la 
        mia”metà”che guardava con residui di odio quella cornetta 
        telefonica così tanto impugnata… 
      (alla prossima) 
       
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