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Man mano che mi vengono in
mente, annoterò piccoli flash sulla vita dell’amata-odiata
provincia, dove sembra che nulla accada, perché è un mondo
chiuso, poco eclatante, ma in realtà irrorato da arterie sottili
che portano un sangue nascosto, ma non per questo meno vitale.
Ad esempio, le presentazioni di libri. Da noi avvengono in due sedi principali.
Negli spazi di una rivista rodigina, a cui io stessa collaboro, che si
dà molto da fare, invitando scrittori e scrittrici di grande fama
(qui ho potuto presentare Carlo Castellaneta e Matteo Collura, avvenimenti
di cui parleremo, in seguito, capillarmente); e in una centenaria Accademia
che gli anni li dimostra tutti; non esiste un maquillage per
l’anima.
Nell’auditorium della rivista, il clima è agile, anticonvenzionale,
ricco di contraddittorio, e poi – noi addetti ai lavori –
ci raduniamo attorno al “personaggio” della serata che si
conclude con un’allegra cena.
Nella paludata, storica Accademia (sontuoso palazzo, scale marmoree, preziosi
arazzi nell’omonima sala), si respira un’aria ingessata; i
convenuti sembrano dei “cari estinti”, tanto che, spesso,
io mi giro a guardarli, per controllare se ancora respirano. Vestiti di
scuro gli uomini con cravatte da matrimonio; pellicce alla naftalina le
signore (che si fossero rintanate anche loro negli armadi?); occhio vitreo
dei convenuti, annoiati prima ancora di cominciare ad annoiarsi…
Non sempre è così imbalsamata l’atmosfera, non dovremmo
generalizzare, ma il più delle volte, il gesto frequente è
quello dei polsi che si alzano a portata di sguardo per controlla re l’ora;
l’ora d’andare casa, intendo.
Gli oratori si parlano addosso, unici attenti ascoltatori di se stessi…
(alla prossima)
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