Loreto Real
«Taca, Paola! – Comincia, Paola!» Questa
era l’esortazione con cui il nostro medico di famiglia incitava
la moglie a dare inizio alla recita del rosario. Mio marito ed io eravamo
seduti nella loro spaziosa automobile, vestiti casual, liberi,
sportivi, perché ci stavamo recando tutti e quattro nella loro
confortevole villa con piscina sul Garda.
Veramente eravamo in cinque, perché sulla spalla del nostro simpatico
dottore, uomo profondamente pio – in stretta omonimia col neo
santo pugliese! – stava appollaiato, con grande fierezza, Loreto
Real, il pappagallo di casa, divenuto nietzscheanamente “umano,
troppo umano”. Ed ora sentirete il perché.
Troneggiava – dicevamo – sulla spalla del nostro religiosissimo
medico – partecipando anche lui alla recita del rosario, perché,
giunti alle litanie che i coniugi intonavano in latino, il compunto
Loreto, con voce tonante e nasale, ad ogni «Turris eburnea»
o «Rosa mystica», rispondeva: «Ora pro nobis!»
A noi, divisi tra ilarità e meraviglia, la moglie del dottore,
ha a questo punto, raccontato che, quando la mattina si recava regolarmente
in chiesa, se Loreto era vicino alla finestra, a qualcuno che suonava
il campanello o bussava alla porta, usava gridare, con voce perentoria:
«La Paola xe ‘ndà a messa! – La Paola
è andata a messa!»
Loreto non credo mi amasse particolarmente, perché durante i
succulenti pasti a cui eravamo invitati, dal suo trespolo mi sogguardava
in tralice e vistosamente imitava la mia risata, captandone, con finissimo
orecchio, e pappagallesca ironia, anche le note più sotterranee
e nascoste, quelle che a me stessa erano sfuggite.
(alla prossima)